– Stoffa grigia. Possibilmente a righine nere, ma non è indispensabile. Non importa il materiale: tela, cretonne, quel che trovate. Basta che costi poco e mi sia sufficiente per un abito completo.
– Volete che vi prenda le misure? Facciamo in men che non si dica.
– No, andate pure a spanne. Se sarà troppa roba mi ci farò un cappello.
– Come desiderate. Allora, ecco, vediamo, questa qui come vi pare, fa al caso vostro? Si? Molto bene, con tre lire ve ne prendete cinque braccia e ce n’è d’avanzo. Come dite? La metà? Con la metà vi ci esce giusto la blusa.
Léo tuffò le mani nelle tasche e ne tirò fuori due pugni di monete. Le sparse sul banco e fece un rapido bilancio del suo capitale.
– Posso spendere al massimo venti soldi.
Il bottegaio si strinse nelle spalle e in un amen arrotolò la stoffa, come se lo sguardo di uno squattrinato potesse danneggiarla.
– Non sta a me farvi i conti in tasca, – disse dopo averla riposta, – ma per quella cifra non troverete in tutta Parigi abbastanza stoffa per un abito. Al massimo potreste comprare qualche ritaglio da una sarta e provare a metterlo insieme, se siete abile con ago e filo, ma qualcheduno potrebbe scambiarvi per Arlecchino.
– Nel mio caso è un rischio da poco, – bofonchiò Léo.
– A voi la scelta. Io tratto solo tagli interi, ma proprio qui a fianco abita una vedova che sarà ben contenta di vendervi gli scampoli dei suoi lavori.
Léo ringraziò a denti stretti e andò a bussare alla porta in questione.
Si presentò, spiegò quel che gli serviva e quanto poteva spendere.
– Per venticinque pezzi vi preparo anche il vestito, – dichiarò la sarta. – Un affare, pensateci.
– No, no, – si affrettò a ribattere Léo. – Quello voglio cucirmelo da solo.
La donna gridò al figlio Bastien di portarle le casse con gli scampoli e i ritagli.
Il tempo di un respiro e comparve nella stanza un grosso baule. Pareva camminare da solo su un paio di gambe ossute. Atterrò con un gran tonfo e il ragazzino bruno che lo aveva trasportato fece un secondo e un terzo giro con altrettanti bagagli. Quindi domandò il permesso di uscire per incontrare un certo Treignac.
Solo allora, sentendolo parlare, Léo si ricordò di aver già visto quella faccia, diverse volte, sopra il muretto di fianco alla porta della Gran Pinta, mentre addentava una mela o intagliava un bastone.
La madre, intanto, aveva selezionato i pezzi del colore richiesto e controllava che fossero sufficienti per confezionare un vestito.
Teneva gli occhi bassi sulle stoffe e Léo giudicò che fosse il momento migliore per rivolgerle una domanda in tono noncurante.
– Potete dirmi dove si trova la bottega del cittadino Solin?