Padre Clément era già intento a preparare la chiesa per le nozze che avrebbe celebrato il giorno dopo, quelle tra l’ex fidanzato di Noèle e l’ostessa di Manorba.
Volle informarsi sull’interrogatorio di Ledoux e ascoltò il parco resoconto scuotendo la testa di tanto in tanto.
Al termine, D’Amblanc gli domandò dove avessero trovato la ragazza quando si era allontanata da casa. Il prete gli parlò di un lago a poco più di un miglio dal paese. Il dottore gli augurò una buona giornata e si incamminò in quella direzione, lasciando indietro la scorta. Dopo giorni di convivenza forzata, sentiva il bisogno di rimanere un po’ con sé stesso.
Intravide l’acqua già dal viottolo che scendeva verso la conca naturale. Il lago occupava l’invaso di un cratere vulcanico, circondato da una faggeta. Il cielo limpido si rifletteva sulla superficie scura, producendo un doppio opaco e minaccioso. D’Amblanc passeggiò lungo il sentiero che costeggiava la sponda, stretto tra un filare d’alberi e cespugli spinosi. A tratti doveva scavalcare i rami che si proiettavano in mezzo al passaggio, e i movimenti eccessivi rischiavano di risvegliare i dolori sopiti dalla droga. Sostò a gustare le ciliege tardive e si ritrovò la giacca macchiata di succo rossastro. La giornata si preannunciava calda e il sole che saliva rapido in cielo picchiava forte sulla testa scoperta. Rimpianse di non avere preso con sé il cappello. Scese verso l’acqua per rinfrescarsi e togliere la macchia dal vestito, senza successo. I pochi spruzzi erano insufficienti tanto contro la calura quanto contro la tinta rossa. Dopo essersi guardato attorno, decise di approfittare di quella solitudine. Si tolse i vestiti e accarezzò le cicatrici che solcavano il petto e l’addome, come per tenerle sopite. Entrò in acqua fino alla cintola, poi si concesse qualche bracciata. Una fitta alla schiena gli impedi di immergere il capo, ma il bagno riuscì a lenire il caldo. Fu allora che udì delle voci. Provenivano da dietro una piccola ansa ed erano senz’altro giovani, di ragazze o bambini.
D’Amblanc nuotò fino ad affacciarsi tra le piante che lambivano l’acqua. Oltre i cespugli vide un gruppo di ragazze che facevano il bagno. Indossavano soltanto le sottovesti, che facevano intravedere i corpi giovani. Natiche, capezzoli, la macchia scura all’altezza dell’inguine. Scherzavano, ignare di essere osservate.
L’intero quadro – le montagne, il lago, il cielo terso, le giovani donne – avrebbe indotto in chiunque un pensiero sulla struggente bellezza del creato. La mente di D’Amblanc, invece, fu attraversata da un’intuizione.
Tornò indietro, si rivesti e percorse a ritroso la strada fino al paese. La mattinata volgeva al termine e i viottoli di Manorba erano deserti. Chi non era al lavoro stava approntando il pranzo, cercando rifugio dal caldo tra le mura domestiche. Strano come un luogo pericoloso, che sicuramente doveva ospitare più di un nemico della rivoluzione, della patria e della ragione, potesse apparire così idilliaco.
La casa di Ledoux si trovava in fondo al villaggio. D’Amblanc bussò due volte, e quando l’uscio si aprí sul volto segnato del vecchio, chiese di entrare.
Ledoux gli diede conferma di quanto sospettava.
– Avevate ragione. Noèle Chalaphy è stata defiorata. Ma non ne serba ricordo. Non sa chi sia stato.
– La violenza è avvenuta mentre era sonnambula, – concluse D’Amblanc.
Poi Ledoux gli consegnò il fazzoletto.
– Credete che appartenga all’aggressore? – chiese.
– È molto probabile.
Osservò il pezzo di stoffa. Era bianco, con l’unica eccezione di un ricamo cucito lungo i bordi. Al centro comparivano macchie brune, simili ad aloni di sangue secco. D’Amblanc le annusò. Quindi rivolse al prete la sua richiesta.
Ledoux ascoltò la domanda e irrigidì il viso in un’espressione di profondo disappunto.
– Non posso dirvelo. Il segreto confessionale è sacro.
D’Amblanc sapeva che avrebbe dovuto violare la reticenza del vecchio, ed era certo che quel prete cattolico, ancorché destituito dei suoi poteri secolari, poteva eccedere al dovere in nome di un interesse superiore.
– Se volete bene a Noèle dovete dirmelo. Posso scoprire il responsabile.
– A voi non interessa nulla della ragazza, – sibilò Ledoux.
– L’avete detto: non siete venuto qui per accusare. Voi volete soltanto scoprire se costui ha saputo indurre il sonnambulismo per approfittare di lei. Non cercate giustizia, ma la conferma di un’ipotesi.
D’Amblanc annuí.
– Questo non fa differenza e voi lo sapete. Se scoprirò il colpevole lo denuncerò alle autorità.
– E che ne sarà di Noèle? – lo incalzò Ledoux. – Una volta resa pubblica la violenza che ha subito, sarà rovinata, non troverà più un marito.
– Il marito lo ha già perso. Si sposa domani con un’altra.
Il vecchio si accasciò sulla sedia.
– Una donna volgare, – mormorò, – priva di virtù. Ma a questo mondo non sono gli agnelli che trionfano, e soltanto di Dio sarà il giudizio.
Non appariva più così determinato.
– Esiste la giustizia degli uomini, – lo incalzò D’Amblanc.
– E il lupo che ha azzannato una volta può farlo ancora. Avete detto di voler proteggere il vostro gregge.
– Grazie alla vostra Repubblica, non è più il mio gregge, – ribattè il vecchio in tono amareggiato.
– Lo è ancora per voi. È questo che avete detto, – disse D’Amblanc. Decise che era il momento di ribadíre la domanda. – Ve lo chiedo di nuovo. Quali peccati confessava Noèle? Perché è con voi che ancora si confessava, ne sono certo. E sapete che non vi denuncerò per questo. Non se mi aiuterete a risolvere il caso.
Le parole rimasero sospese nella penombra della stanza, più simili a una sentenza che a un quesito.
Alla fine Ledoux si risolse a rispondere, ma lo fece senza guardare in faccia D’Amblanc.
– Si bagnava nel lago, insieme ad alcune amiche. Quando si asciugava... a volte le capitava di toccare le proprie nudità.
D’Amblanc accolse la conferma della propria intuizione con un sospiro di sollievo.
– Grazie.
Si alzò per togliere il disturbo, ma la voce del vecchio lo trattenne.
– Chi è stato?
– Ve lo dirò domani, – rispose D’Amblanc, prima di uscire.