3.

Piazza Rivoluzione. Appena un anno fa su quel piedistallo li c’era la statua equina di Luigi quindici. Adesso, al posto della statua del re sul suo bel cavallo con le palle dondolone (del cavallo, non del re), ci hanno issato Madama Libertà, col culo sul trono, il berretto frigio sulla zucca e in mano una picca. La statua è in gesso e magari si scioglie col primo temporale, ma adesso fa un figurone. Di fianco, ci hanno piazzato due querce fronzute, dentro dei vasi grandi grandi, e ai rami ci stanno appesi i doni di noialtri francesi alla Nostra Dama: nastri tricolori, cartigli, quadretti per–grazia–ricevuta, e pure gli attrezzi dei vari mestieri, che quelli di sicuro ce li ha messi David, ché nessun artigiano li mollerebbe così.

Non si può dire che l’effetto sia brutto, anche perché intanto, di fronte alla statua, c’è una pila enormissima di legna, che per arrivarci sopra bisogna usare le scale. E in vetta alle scale ci son due gecchi che ci buttano su gli stemmi dei nobili e dei re, presi via dalle ville e dalle tombe, poi danno fuoco a tutto quanto, un fuoco spaventevole che va su dritto e fa un fumo tanto nero che pensi: varda li, pare che pure al fuoco gli fa schifo quel che sta bruciando.

– Uomini liberi! – si sgargarozza il presidente. – Popolo di eguali, di amici e di fratelli! Costruite le immagini della vostra grandezza, d’ora in avanti, solo con gli attributi del vostro lavoro, dei vostri talenti e delle vostre virtù. Che la picca e il berretto frigio, l’aratro e il covone di grano, gli emblemi di tutte le arti che arricchiscono e abbelliscono la società, formino le sole decorazioni della Repubblica. Terra santa, copriti di questi beni reali che si dividono fra tutti gli uomini, e diventa sterile per tutto ciò che serve alle gioie esclusive dell’orgoglio.

Poi da dietro la statua frulla su uno stormo di colombe bianche, tante che ad averci uno schioppo in mano te ne porteresti a casa quattro o cinque per cena, senza nemmeno far la fatica di prendere la mira, negoddio. E quelli con la vista buona dicono che ci hanno pure qualcosa attaccato al collo, come dei bigliettini, e quelli che san leggere dicono che sulla «Gazzetta» c’era scritto così, che un volo di colombe avrebbe portato su in aria i diritti dell’uomo. E magari David gli ha dipinto pure il tricolore sulle piume.

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