3.

Dice che l’ultima volta che si son viste delle pacche così, e cioè busse a raffica, a tormenta, è stato quando vetrai e muratori fecero il rissone fuori Sant’Antonio, un mercoledì di fine estate. Chissà poi perché le pacche sempre a fine estate succedono, quelle vere, quelle memorabili, che la gente poi se le ricorda per anni. Quella volta c’erano tutti: quel Ménétra, quello che girava la Francia per lavorare, che le prendeva ma le ha anche date; e il nonno del povero Jacques, che era uno peso come una macina di piombo, certe mani... C’era anche Lecour, quello che faceva la savate e ti metteva lo zoccolo sui denti così, come sventolare una piuma; e soquanti ladri che stavano coi muratori ma contavan poco, se non c’è da sfilar la borsa.

Da adesso si parlerà piuttosto della volta che han fatto a pacche le donne, amazzoni contro pesciaie, e han tirato di lungo un bel po’, si son mangiate il bianco degli occhi, finché la cagnaccia non ha abbaiato forte e allora basta, ma ce n’è voluto, del verde e del secco, cioè delle gran legnate, ché vetrai e muratori al confronto sembrava che si volevano bene.

Quelle là, le amazzoni, venivan giù verso i Mercati, tutte vestite da uomo, con le loro belle e brave coccarde e qualcuna pure con i bastoni, mica no, e si vedeva che avevano un gran prurito alle mani. E che uscivano dalle Tegolerie, dove avevano riempito un bel sacco di pive. Erano andate a chiedere che si facesse quel ch’era scritto sulla nuova costituzione e invece sbrisga. Robespierre aveva detto che prima c’era da salvare la buccia alla patria e procurare il pane per tutti. Com’è come non è, quelle si dirigevano, si recavano, come dicono i gendarmi nei rapporti, proprio in bocca al mercato, cioè alle pesciaie, che li non è gran che aria di coccarde e berretti frigi. Venivan giù proprio come uno squadrone e c’era anche la nostra Marie Nozière, quella del foborgo.

A dirla tutta, al mercato c’erano anche quei gecchi tutti pomponnati che lezzano di muschio, e che da un po’ di tempo si fanno vedere in giro a gruppetti. Muschiatini, li chiamano. Quando vedono l’arrivo delle amazzoni, pregustano il bello spettacolo e si mettono pure ad aizzare a mezza voce le pesciaie, a dire ecco, adesso arrivano i guai, qui finisce che vi fanno vestire da uomo e vi spediscono al fronte, quelle vacche, quelle impestate, se lasciate fare a loro, che passano il tempo a pastrugnarsi l’un l’altra. Allora le pesciaie si ingallettano e mettono mano ai merluzzi. E quei muschiatini a gironzolare, a caricare le molle, a ghignare. C’era aria di culi al vento, di scudisciate, ma chi avrebbe punito chi, era dura da dire.

Prima volano i complimenti, i chi-siete-voi e chi-sono-le-vostre-madri, poi dove-cazzo-sono-le-vostre-coccarde, e a un bel momento le amazzoni corrono giù verso i banchi delle pesciaie con i bastoni in alto.

Parte una giostra di calci, schiaffi, pugni e bastonate, una ruola di ciaffoni, e le pesciaie con i pesci, proprio coi pesci in faccia! Banchi che si ribaltavano, gente che sgusciava sulle ostriche e atterrava di culo, muschiatini a gruppetti a ridere e indicare, farsi velo con il palmo alla bocca e proclamare ine’edibile, pa’ola mia!

Fa’ conto. La Lacombe mena di randello. La Léon ha perso il suo e sta tirando i capelli da sotto alla bertocca a una pesciaia ormai sgangherata di pacche. Ce n’è una, di amazzone, sottile, giovane, sembra una bambina, che sguilla nella corsa, cade e finisce in mezzo a una salva di calci zoccoluti, lei si protegge la testa con le braccia, tutta rannicchiata come fanno i millepiedi, ma son pacche fitte. Allora, quella del nostro foborgo, la Marie, si butta in mezzo alla mischia e aiuta l’altra femmina a rialzarsi. È tutta spaccata, il sangue esce dalla testa e dal naso e dal labbro, il vestito macchiato come quando da imbriaco ti rovesci addosso mezzo fiasco di rosso ma questo non è vino, manco per niente. E qualcuna dice che Marie ha salvato anche una pesciaia che la tenevano ferma in quattro e una quinta le voleva infilare un merluzzo in bocca – ma qualcun’altra dice invece dove non batte il sole, vattelappesca, è il caso di dire – e Marie si è messa in mezzo e ha detto che era una roba brutta, che non si doveva fare, e mentre lo diceva una pesciaia l’ha menata da dietro con uno stoccafisso tinco, che dev’essersi portata a casa un bel bernoccolo.

Scene da Canzon di Rolando, solo che qua non c’è paladini ma muschiatini, e il suono del corno è lo strillo: «Arriva la cagnaccia!», e le donne se la danno a gambe da tutte le parti.

La cagnaccia non fa preferenze, mena a destra e a manca e chi è sotto è sotto: pesciaie, amazzoni, donne, uomini e tutto il resto. Dicono che ha preso a bastonate anche un cane che si era messo ad abbaiare.

Te dici: con il–Terrore–all’ordine–del–giorno, con Sanson che lavora e lavora e lavora, con la lama che non fa manco in tempo a rialzarsi e già ricade, noi qui a parlare di una rissa di donne. Con Tolone che si vende agli Inglesi, con gli abitanti della città che si battono per Luigi XVII, col frugolo del Capeto che viene proclamato re di Francia dalla Vandea fino al Mediterraneo, noi qui a parlare delle amazzoni che han dato battaglia alle pesciaie sul loro terreno, e non hanno perso. Proprio come quella volta i vetrai con i muratori, fuori Sant’Antonio. Te dici così, ma io ti dico che matte o no, c’è delle donne che la patria ce l’hanno a cuore davvero, anche se magari son vestite da uomini.

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