– Un attore italiano? Di nome Modonnet? Perché, è un cognome italiano, Modonnet? Comunque no, nella mia compagnia recitano solo Francesi. Provate a sentire al Teatro del Pantano, li ogni tanto la fanno ancora, la commedia dell’arte.
– Uhm, fatemi pensare. Modonnet... Aspettate un attimo. Héctor, com’è che si chiamava quell’attore italiano col nome francese? Quello che diceva di esser figlio del Goldoni, dài. Come dici? Esatto, proprio lui, Modonnet! Alla mia età, modestamente, ho ancora una cazzo di memoria...
– Si, certo, lo conoscevo di vista, ma qui non ci ha mai recitato, per carità. Stava in un elenco di diffidati, teste calde, gente che in un amen ti metteva sottosopra il teatro. E te lo faceva chiudere.
– Il nome non mi è nuovo, dottore. Attendete, vado nel mio vecchio ufficio a vedere se c’è un fascicolo che lo riguarda. Ecco qua. Leonida Modonesi detto Léo Modonnet, di anni trentacinque, nato a Bologna, Italia. Come sorvegliante sugli spettacoli, mi sono occupato del suo caso in due occasioni. Prima un’ammonizione, per aver scatenato una rissa al Teatro Giscard. Quindi alcuni giorni di prigione e una diffida scritta, per aver partecipato a una rissa nel Teatro Civetta. Se posso dirvi la mia, ho l’impressione che l’uomo fosse più bravo a menar le mani che a recitare. Lo vidi anche sulla scena, mi pare al Figuier, e già quella volta mi fu d’avanzo. E infatti: Giscard, Civetta, del Fico... Tutti locali di piccolo cabotaggio, di quelli spuntati come muffe quando ci fu la liberalizzazione delle licenze. Il Civetta, che io sappia, ha chiuso da un pezzo. Che altro posso dirvi? Non mi occupo di teatri ormai da sei mesi, e per come sono cambiate le cose negli ultimi tempi, oggi quel Modonnet potrebbe essere l’idolo delle folle...
– Come no, me lo ricordo bene quel cazzone. Recitava qui con la compagnia di La Résistence, facevano una commedia di Scaramouche. Si, si, sono sicuro. Però adesso non lo so in che teatro lavorano e quello di sicuro non sta più con loro, l’hanno cacciato via. E se lo volete sapere, per me hanno fatto bene. Come attore era capace, ma un tale coglione!
– Colette! Vieni qua, per favore. Senti, il dottore, qui, sta cercando Léo Modonnet, hai presente? Tu sai che fine ha fatto, dopo che l’abbiamo sbattuto fuori?
– Lo avevano preso come sostituto da un’altra parte, mi pare.
– Sì, esatto. Ma poi?
– Che ne so io, mica lo frequentavo più.
– Scusate, cittadina. Non voglio farmi gli affari vostri. Ma quando vi frequentavate, a che indirizzo stava il Modonnet?
– Al numero 4 di via dell’Inferno. Quella che adesso si chiama via Blu.
– Non mi pagava l’affitto da tre mesi, mi spiego? Italiano di merda. Si credeva di essere il padrone, qua dentro. Be’, l’ho cacciato a pedate, nomeddio! Dopo mi hanno detto che è andato a stare al Grand Hôtel di Pontenuovo. Che sopra ci faceva i suoi spettacolini da ganassa, e sotto ci dormiva. Be’, gli sta bene. Che se lo mangino i topi.
– Recitava proprio qui, nella balconata di fianco alla mia. Era un buon tipo, mi faceva ridere. Eravamo italiani tutti e due, ci si teneva su col morale a vicenda. Poi ha combinato un guaio, una storia che non vi dico, e per un certo tempo s’è dovuto insabbiare. Questo non me l’ha raccontato lui, lo sono venuto a sapere. Fatto sta che non l’ho più visto per mesi. Poi, di colpo, qualche tempo fa è ritornato, ma non a recitare. L’ho visto venir su da sotto il ponte, una mattina presto. Aveva litigato con un muschiatino e doveva farci a pugni alla barriera dei combattimenti. Mi ha chiesto di fargli da secondo, e io ci sono andato, a vederlo battagliare. Gli ha dipinto il culo a piselli, al muschiato. Tanto che si è messo a fare il pugile. Il suo impresario l’ho visto, era un marsigliese, si chiamava qualcosa come Bertrand. L’ho rivisto anche un’altra volta, una sera che stavo già sbaraccando. Abbiamo parlato di Goldoni... Come dite? Si, io mi ricordo Bertrand, ma non ci metto la mano sul fuoco. Potrebbe anche essere Bernard. Aveva anche un nomignolo, aspettate...
– L’italiano era una bella buccia davvero. Si, se l’era preso a mano Bernard la Rana, uno che di sberle ne capisce a carretti. Gli metteva su gli incontri e le scommesse, avevano un bel giro. Però adesso è un po’ che non si fa vedere. Magari s’è rotto qualche osso e deve stare a riposo. Bernard la Rana? Oggi dovrebbe esserci uno dei suoi che si batte. Vero, Henri? Se avete tempo di aspettarlo, prima o poi si fa vedere.
– Un italiano di nome Léo Modonnet. Si, potrei conoscerlo. Ci devo pensare. E magari mi aiuterebbe sapere chi lo cerca.
– Mi chiamo Orphée d’Amblanc, sono un medico...
– Marie, la sarta di Sant’Antonio. Ditegli che gli devo parlare.