6.

Léo smise di frugare i volti tra la folla e si accorse che Marie lo stava strattonando per la manica. Lo aveva raggiunto, facendosi largo a spintoni.

– Guarda! – gli urlò esasperata.

Venne raggiunto da una zaffata di trementina. Le facce di tutti si arricciarono nella stessa smorfia. Ma non quelle degli uomini che si erano dati fuoco e adesso ardevano intorno al grande falò nel quale bruciava il fantoccio. Erano altrettanti fantocci, immobili, mentre le fiamme risalivano rapide fino alle spalle.

Marie urlò, urlò con quanto fiato aveva in gola ma non uscì suono. O forse erano le urla di tutti gli altri a coprire le sue. Léo la strinse, trattenendo in quell’abbraccio la paura e la rabbia di entrambi.

– Dove sono D’Amblanc e il garzotto?

Marie cercò di rispondergli, ma venne investita dall’odore di carne bruciata e diede di stomaco sul selciato. Léo la sorresse trattenendo il vomito a sua volta. Lei se lo scrollò subito di dosso e indicò un punto oltre la folla, poche decine di passi più in là. Jean era sulle spalle del dottore, gli occhi sbarrati sulle fiamme. Marie riprese fiato e si asciugò la bocca sulla manica. Léo faticò a riconoscerla. Era come vederla per la prima volta. Chi era? L’accattona, l’amazzone, la magliara, la vedova, la madre... C’era un’altra donna che emergeva insieme alle altre, e l’odio che portava con sé gli era sconosciuto. Metteva i brividi, al pari di quei fantocci umani in fiamme: era come se si caricasse del lutto di tutte e ne traesse forza.

Si spinsero insieme nella calca, per raggiungere gli altri. Dovettero aprirsi un varco in mezzo agli alterchi e alle zuffe tra chi voleva vedere e chi voleva allontanarsi perché aveva visto. Un muschiatino si parò davanti a Léo, che percepì soltanto la spinta e andò a sbattere contro qualcun altro, alle sue spalle.

– Ma gua’da chi si ’ivede.

Era un ghignoso col naso schiacciato e un bastone. Lo spalleggiavano altri due amiconi. Léo lo riconobbe. Quel naso lo aveva schiacciato lui. Soncourt. Era proprio lui, il campione di savate dei muschiatini. E aveva un affronto da vendicare. D’istinto Léo cercò Marie, contento di non trovarla al suo fianco. Almeno con lei non se la sarebbero presa.

Il muschiatino lo guardò dall’alto in basso.

– ’iconosce’ei la tua faccia di me’da t’a mille...

I tre muschiatini si disposero intorno a Léo e sollevarono i randelli. Léo scoprì la mazza che celava sotto il pastrano e si difese. Schivò un colpo, ne parò un altro, ma Soncourt aspettava l’occasione da troppo tempo, e riuscì a piazzargli un calcio nei maroni. Léo si sforzò di non piegarsi in avanti, ma prese una randellata sulla spalla, alla quale ne segui un’altra, di striscio, sull’orecchio. Mentre andava giù sperò che almeno Marie fosse in salvo.

– Non esistono colpi p’oibiti, – disse Soncourt, ridacchiando.

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