10.

Yvers svoltò il terzo angolo, ormai a duecento tese dalle mura del Tempio, con le spalle spaccate dal dolore.

Ma fu una fitta lancinante al fianco a mozzargli il fiato e il passo.

Abbassò gli occhi e vide tre spilloni di ferro piantati appena sopra l’anca. Barcollò all’indietro, mentre il sangue gli irrorava le dita.

Un ginocchio cedette.

Qualcuno uscí dall’ombra del vicolo. Una sagoma piccola. Gli spilloni spuntavano dal guanto che indossava.

Una donna.

Yvers annaspò. Guardò meglio.

Gli scappò un ghigno d’incredulità.

I fantasmi si erano dati convegno, senza dubbio. E non per celebrarlo.

– Tu... – mormorò.

Dovette appoggiarsi al muro e trarre un paio di respiri profondi.

Poi una voce giunse da un’altra direzione.

– Mamma...

La voce di un ragazzino.

– Mamma... – ripetè.

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