Quando vide Yvers entrare nel Tempio, Marie si domandò che razza di faccende potesse avere là dentro, a quell’ora di notte. Sbirciando oltre l’angolo dell’edificio, si rese conto che il compare era rimasto indietro, ma senza allontanarsi. In attesa. Già, ma di cosa? Il freddo congelava i dubbi nella testa, rendendoli più duri da scalfire. Si chiese dove fossero finiti il dottor D’Amblanc e Léo Modonnet. Possibile che toccasse a lei sola? Cosa poteva fare? Tornare indietro a cercarli, con il rischio di perdere Yvers? E se anche fosse riuscita ad affrontarlo? C’era l’altro, il biondo, grosso come una montagna. Due uomini contro una donna. Ecco dove l’aveva portata la volontà di andare avanti, compiere ciò che non avrebbe mai sperato di poter fare. Fu sul punto di perdere tutta la propria forza. La forza dei disperati. Ne aveva mai conosciuta un’altra? Si, per una breve stagione, forse si. Si era sentita unita alla gente del foborgo, al popolo di Parigi, chissà, forse della Francia. Erano stati padroni del proprio destino. Ma adesso... era soltanto una donna sola, al freddo, di fronte a un muro insormontabile.
Oppressa dalla valanga di pensieri, Marie non potè accorgersi della piccola figura che si acquattava poco distante. Se si fosse voltata e avesse scrutato pochi metri di notte più in là, avrebbe distinto la sagoma di un ragazzino.