Treignac lanciò un grugnito e si piantò in mezzo al vicolo, a malapena raggiunto dalla luce fioca di un lampione d’angolo. Si appoggiò al muro ansimando come un mantice, una nuvola di fiato bianco davanti alla faccia. Gli altri due tornarono sui loro passi. Dopo avere lasciato il cortile del convento avevano camminato senza una direzione precisa, con l’unico scopo di allontanarsi da là.
Léo si avvicinò a Treignac e solo allora si rese conto di quanto fosse malconcio. Un occhio era mezzo serrato, la faccia pallida, un braccio pendeva inerte lungo il corpo e una gamba pareva più rigida dell’altra. Non erano i segni della colluttazione con i muschiatini.
– Che ti è successo?
– I sonnambuli, – rispose Treignac ansimando. – Quando sono venuti in visita a Sant’Antonio... mi hanno lasciato un bel ricordino.
D’Amblanc intanto si era accosciato dov’era, appoggiandosi al muro di un caseggiato.
– Devo ritrovare Bastien, – disse Treignac. – Spero... che non gli è capitato niente.
– Chi è Bastien? – chiese D’Amblanc.
– Il figlio di Marie Nozière, – rispose Léo. – Avrà si e no dodici anni Si rivolse a Treignac. – Magari è tornato a casa. Ce la fai fino al foborgo?
La faccia di Treignac si contrasse nello sforzo di pronunciare tutte le parole che aveva in mente.
– Se sono riuscito a salvarti la buccia... riesco pure... a tornarmene a casa sulle mie gambe Poi con fatica aggiunse: – Di’ un po’... sei sempre tu il buffone che spacca le teste di quei bellimbusti?
Léo annuí e Treignac si concesse un mezzo sorriso. Quello di chi ha vinto una scommessa con sé stesso.
– Che fine avrà fatto Marie? – chiese.
– Vedrai che ritroviamo anche lei, – disse Léo. – Col freddo che fa avrà cercato riparo da qualche parte.
Si avvicinò a D’Amblanc, che pareva ancora sconvolto.
– Dottore, è meglio andare a casa. Qui ci congeliamo soltanto il culo, con rispetto parlando.
Non ottenne risposta.
Treignac claudicò fino ad accostarsi all’orecchio di Léo.
– Chi era il ragazzino che ha lasciato là? – chiese. – Suo figlio?
Léo non fece in tempo a rispondere, perché D’Amblanc lo precedette.
– No. Era sotto la mia tutela, però. E io l’ho esposto al pericolo. È colpa mia se è morto.
– L’avete fatto per una buona causa, – disse Léo. – Quanta gente è finita all’altro mondo per una buona causa... Nemmeno si conta più.
– Quel ragazzino contava, – tagliò corto D’Amblanc, in tono tetro. – Almeno per me. Il minimo che posso fare è non andarmene a casa dopo averlo visto ammazzare come un cane.
Léo non seppe cosa ribattere. Sentiva un gran freddo, le botte ricevute sulle braccia e la schiena dolevano da morire.
– Cos’altro potete fare? – chiese sconsolato.
– Fermare Yvers.
Dalla zona buia dove D’Amblanc stava accovacciato, la sua voce giungeva come disincarnata, eppure la sua sagoma era visibile, macchia più scura dell’angolo scuro in cui stava rincantucciato.
– A quest’ora può essere ovunque, – disse Léo.
– Vi sbagliate, – ribattè D’Amblanc. – Può essere in un luogo soltanto.
– Come fate a dirlo? Prima vi ha parlato? – chiese Léo.
– No, – rispose D’Amblanc. – Ma per un momento tra lui e me si è creata una catena magnetica. Credo che mi abbia involontariamente trasmesso un’immagine. Qualcosa su cui sono impegnate le sue forze mentali.
– Cosa avete visto? – chiese Léo in tono scettico.
– Un bambino.
Il sospiro di Léo sibilò nel vicolo.
– Ammesso che quello che dite sia possibile, cosa della quale mi permetto di dubitare, dottore, siete sicuro che non fosse Jean?
Treignac tossi forzatamente per segnalare l’avvicinarsi di qualcuno. Gli altri due rimasero zitti finché un ubriaco barcollante non ebbe trascinato la sua ombra incerta fino in fondo al muro, canticchiando una canzone sconcia.
– Quello che ho visto non era Jean, – rispose secco D’Amblanc, quando furono di nuovo soli. – Era un bambino pallido e malridotto. Piangeva. L’ho riconosciuto, era il delfino di Francia. Una volta l’ho incontrato, non posso sbagliare.
Léo incrociò lo sguardo di Treignac e gli fece segno di non fare troppo caso a quei discorsi.
– Ricordate cosa ci ha detto La Corneille prima di morire? – riprese D’Amblanc. – Ha parlato del sangue reale. Io pensavo che si riferisse alle celebrazioni per la morte di Luigi, ma mi sbagliavo. Il sangue del re è quello che scorre nelle vene di suo figlio. Capite?
– Capisco che siete sconvolto per la morte di Jean... –disse Léo.
D’Amblanc annuí.
– Lo sono. Nondimeno ora tutto mi appare chiaro. Spingere quegli uomini a darsi fuoco non era che un diversivo, una messa in scena per distogliere l’attenzione di tutti. L’obiettivo di Yvers è il delfino.
– Ma perché? – chiese Léo esasperato. – Avete detto che già una volta ha provato a liberare il re e ha fallito... Perché dovrebbe ritentare adesso?
– Provate a immaginare cosa accadrebbe se il delfino venisse rapito, – disse D’Amblanc. – Ogni fazione accuserebbe l’altra di essere dietro il complotto. La Convenzione finirebbe nel caos. Una pace coi vandeani diverrebbe impossibile. Le potenze d’Europa pagherebbero convogli d’oro a chiunque avesse in mano l’erede al trono di Francia. Con il delfino nelle mani, Yvers ottiene tutto ciò che vuole in un colpo solo.
Léo scosse di nuovo il capo.
– Il delfino è rinchiuso nel Tempio. Quello è il posto più presidiato di tutta Parigi. Nemmeno i sonnambuli riuscirebbero a entrare.
– I sonnambuli no, – disse il dottore. – Ma Yvers forse si.
– Da solo contro l’intera guarnigione? – sbottò Léo sempre più incredulo.
D’Amblanc si rialzò e Léo lo senti armeggiare con le cinghie del folgoratore. La cintura di bottiglie di Leida e l’asta di legno vennero deposti a terra.
D’Amblanc si sbarazzava del marchingegno per potersi muovere più rapidamente. Era chiaro che aveva preso la sua decisione e sarebbe andato. Toccava a Léo scegliere, adesso.
– È una bella corsetta da qui fino al Tempio, diobòno, –disse rivolto più che altro a sé stesso. – Con questo freddo bastardo, poi... – aggiunse. Infine guardò ancora D’Amblanc, rassegnato.
Il dottore si mosse. Léo sibilò tra i denti, maledicendo sé stesso.
– Addio, – disse a Treignac. – Ho il presentimento che ci rivedremo soltanto all’inferno.
L’altro sorrise, poi gli allungò la pistola, un paio di cartucce e una fiaschetta di polvere.
– Prima di arrivarci... vedi se ti può servire questa.
– Non ne ho mai usata una, – disse Léo rigirando l’arma tra le mani.
– È carica. Cerca di non spararti su un piede, – disse Treignac. – Buona fortuna, pagliaccio.