4.

– I cittadini di Sant’Antonio non vogliono in alcun modo far perdere tempo prezioso alla Repubblica. Chiediamo di rileggere la petizione, così com’è scritta, senza aggiunte, per discutere solo nel merito delle questioni sollevate.

Era il medico Henri Fournier a parlare, in qualità di oratore della seconda delegazione del foborgo.

Il presidente domandò quale delle due avesse il diritto di parlare a nome del foborgo, e quale invece fosse composta da impostori.

Marie vide le guance di Fournier avvampare, poi l’uomo disse l’unica cosa che poteva dire.

– I cittadini di Sant’Antonio sono qui fuori e sono loro che ci hanno mandato. Noi non vogliamo affatto assassinarvi, com’è stato detto, ma al contrario, se vi fossero simili assassini, i nostri corpi vi farebbero scudo.

Segui un brusio tumultuoso da parte dei girondini, che gridavano allo scandalo. Tra i banchi degli spettatori, Théroigne de Méricourt strillava come una gallina contro i montagnardi, e di nuovo Marie ebbe voglia di tirarle il collo.

Il presidente martellò il pugno invano. Soltanto un movimento fra i banchi della Montagna riuscì a far scemare il vocio. Un deputato corpulento saliva alla tribuna con passo pigro e noncurante. Faccia larga e butterata, cicatrice, a Marie non fu difficile riconoscere Danton.

Non le sfuggi nemmeno la lunga occhiata che costui rivolse pochi banchi sopra il suo, dove sedeva un individuo segaligno e pomponnato, con la parrucca incipriata, che pareva l’esatto contrario di Danton. Chiese a Fournier chi fosse l’elegantone e ne ricevette in cambio un secco: «Robespierre». Marie lo osservò durante il discorso dell’oratore e notò come l’uomo non lasciasse trasparire alcuna emozione.

Georges-Jacques Danton, membro illustre del comitato di salute pubblica, prese la parola col tono dell’avvocato che sa di aver già vinto la causa.

– Cittadini, è naturale che la Convenzione s’indigni quando le si dice che non ha fatto nulla per la libertà. Io sono ben lungi dal disapprovare questo sentimento, e so che la Convenzione può rispondere che ha colpito il tiranno, che ha creato un tribunale rivoluzionario per giudicare i nemici della patria, che infine dirige le energie della nazione contro i rivoltosi: ecco quel che abbiamo fatto. Se però un cittadino pensa che noi siamo incapaci di salvare la cosa pubblica, ed è convinto che esistano misure in grado di farlo, allora non commette un crimine affermando che la nazione ha il diritto di insorgere, se tali misure non verranno adottate.

Molte voci ricordarono all’oratore che tra la nazione e gli abitanti di un foborgo c’era una bella differenza. Le critiche però non sortirono un particolare effetto.

– Converrete senz’altro, – prosegui Danton, – che la volontà generale, la volontà della nazione, si compone di volontà individuali. Se siete d’accordo su questo, allora io dico che ogni francese ha il diritto di dire che se tale o talaltra misura non verrà adottata, il popolo può sollevarsi in massa. Non dico che non ci sia gente che cerca di fuorviare i cittadini, e non dico nemmeno che approvo senza riserve la petizione sul maximum che vi hanno appena presentato. Tuttavia esamino il diritto di petizione in quanto tale, e dico che in questo consesso nessuno dovrebbe permettersi di insultare un petizionario, e un singolo individuo dovrebbe essere rispettato dai rappresentanti del popolo come il popolo tutto intero. Se la Convenzione fosse certa della sua forza, essa direbbe, con dignità e passione, a chi le viene a fare certe accuse e a minacciare l’insurrezione: «Ecco quel che abbiamo fatto, e voi cittadini, che volete insorgere, l’ascia della giustizia è là per colpirvi, se vi macchierete di qualche delitto». Ecco come dovreste rispondere. Chiedo pertanto che l’assemblea si aggiorni, accordando ai petizionari l’onore della seduta.

Qualche mugugno di disapprovazione sottolineò le ultimissime parole, ma già il presidente domandava se ci fosse bisogno di mettere ai voti la proposta o se si potesse darla per approvata. Nessuno si oppose. Poi, tra i banchi a sinistra del presidente, spuntò una mano alzata, verso la quale si volsero tutti.

Robespierre.

L’avvocato di Arras si alzò in piedi. A Marie parve circonfuso di luce, o forse era soltanto l’effetto dei tanti volti che lo fissavano. Lo osservò spostarsi fino alla tribuna. Quando l’ebbe raggiunta, lo sguardo non andò sui colleghi, né sul presidente. Era come se non esistessero. Robespierre guardava loro, la delegazione di Sant’Antonio. Anzi, Marie avrebbe giurato che guardava proprio lei, dritto negli occhi.

– Cittadini. Nessuna parola che non sia quella della legge potrà spegnere il timore che l’assemblea stia tergiversando sulle richieste del popolo. Propongo quindi che entro tre giorni a partire da oggi il disegno di legge del maximum sul prezzo dei grani venga messo ai voti.

L’applauso scrosciante delle due delegazioni e delle donne di Versailles rimbombò sotto la grande volta, fino ai lampadari.

Marie tenne gli occhi su quell’uomo. In meno di un minuto aveva cancellato due ore di capriole inutili, fissando la scadenza che i sanculotti domandavano da mesi. Ecco un uomo che non li avrebbe traditi. L’Incorruttibile.

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