Capitolo IV. Di un’altra Macchina da tirare.

Se mai bisognerà mettere in opera pezzi strabocchevoli e per la grandezza, e per il peso, non basterà il perirochio, (fig. 2.) ma in vece di por questo negli anelli, vi si metterà un’asse, con un gran timpano in mezzo P, che taluni chiamano rota, e i Greci alcuni Amphireusin, altri Peritrochon. In queste macchine però si preparano diversamente le taglie: mentre hanno queste e sotto, e sopra due ordini di girelle, quindi la corda da tirare si passa per il buco della taglia inferiore in guisa che restino due capi eguali, (Tav. XXIV.) stirata che sia; e questi ambedue si legano presso la taglia inferiore con cordelle avvolte e strette, acciocchè non iscappino nè a destra, nè a sinistra. Indi i capi delle funi si riportano alla taglia superiore dalla parte di fuori, si calano attorno alle girelle inferiori, e ritornano a basso, ove si ficcano nelle girelle della taglia inferiore dalla parte di dentro, e si riportano a destra e a sinistra alla cima della taglia superiore intorno alle girelle superiori: trapassati poi dalla parte di fuori, si riportano all’asse a destra e a sinistra del timpano, ed ivi fortemente si legano. Fatto ciò, un’altra fune ravvolta attorno al tamburo si riporta all’argano R, il quale girando fa girare e il tamburo, e l’asse, e così anche le funi, che sono legate all’asse si stendono, e vanno dolcemente senza pericolo alzando i pesi. Che se si adopra un tamburo grande o nel mezzo, o anche in una punta con degli uomini, che vi camminino, anche senza argano si può avere lo stesso effetto più spedito.

Share on Twitter Share on Facebook