Mi viene ora il pensiere di scrivere un’artificio niente inutile, anzi con sommo ingegno insegnato dagli antichi, per mezzo del quale possiamo in un cammino, o sedendo in un cocchio, o navigando per mare, sapere il numero delle miglia fatte. Si fa dunque in questo modo.
La ruota del cocchio sia larga per diametro di piedi quattro, acciocchè segnandosi in essa un punto, se da questo stando sul suolo della strada cominci avanzandosi a fare il giro, quando ritorna a quel punto, dal quale ha cominciato a girare, abbia scorso un determinato tratto di 12 piedi e mezzo. Ciò fatto, alla parte interna del mozzo della ruota s’incastra fermo un tamburo, il quale abbia un dente sollevato da sopra la fronte del suo giro: in oltre nel ventre del cocchio sia fermata una cassetta con entro, posto a coltello, un tamburo girante attorno a un asse: il fronte del tamburo abbia quattrocento denti egualmente distribuiti corrispondenti al dente del tamburo inferiore: oltre a ciò si appicchi al fianco del tamburo superiore un’altro dente più eminente degli altri. Sopra va situato in un altro chiuso un terzo tamburo orizzontale, dentato della stessa maniera, e in modo, che i denti corrispondano al dente, che sta affisso al fianco del secondo tamburo; e in questo tamburo si fanno de’ buchi, quanti è il numero delle miglia del solito cammino giornale, più o meno poco importa: in tutti questi buchi van messe delle pallotte, e nella cassa, o sia fodera del tamburo si fa un buco con attaccato un canaletto, per mezzo di cui possa cadere nella cassa del cocchio dentro la conca, che si porrà sotto, ciascuna pallotta, nel giungere che fa a quel punto. Così, quando la ruota camminando muove insiememente il primo tamburo, e il dente di questo in ogni giro urtando fa passare oltre un dente del tamburo superiore, farà sì, che quando l’inferiore avrà girato quattrocento volte, il superiore ne gira una, e il dente di questo, che sta affisso al suo fianco, non avrà spinto che un dente del tamburo orizzontale. Giacchè dunque in quattrocento giri del tamburo inferiore gira il superiore una volta, il tratto del cammino sarà di cinque mila piedi, o sia di mille passi; e dal cadere, e sonare che faranno le pallotte, si saprà ogni miglio che scorre: onde il numero delle pallotte raccolte indicherà la somma di tutte le miglia fatte nel cammino di quel giorno.
Per la navigazione si può fare nella stessa maniera, con mutar solamente poche cose, cioè a dire si fa passare per i fianchi un’asse, il quale abbia le due teste fuori della nave, nelle quali si ficcano le ruote di piedi quattro di diametro, ma abbiano sulla fronte intorno intorno attaccate delle palette, che tocchino l’acqua. In oltre un’asse situato in mezzo della nave tiene un tamburo con un solo dentello cacciato fuori della sua circonferenza: quivi medesimo si adatta una cassa con entro il tamburo a quattrocento denti eguali, corrispondenti al dente del tamburo, che sta legato all’asse, e che abbia anch’esso al fianco attaccato un dente, che sporga oltre alla circonferenza. Sopra poi in un’altra cassa va racchiuso un’altro tamburo orizzontale parimente dentato in modo, che vi corrisponda il dente, che sta appiccato al lato del tamburo verticale, e che in ogni giro, imbattendosi ne’ denti che sono del tamburo orizzontale, urtandone ogni volta uno, fa girare il detto tamburo. In questa ruota orizzontale vanno i buchi con entro le pallotte, e nel fodero di questo tamburo si fa il buco col canale, per il quale cadendo la palluccia, allorchè non ha ostacolo, nel vaso di bronzo, fa sentire il suono.
Ciò fatto, quando la nave cammina, sia coi remi, sia col vento, le palette, che sono nelle ruote, toccando l’acqua che incontrano, rispinte indietro con forza faran girare le ruote: queste girando moveranno seco l’asse, l’asse il tamburo, il cui dente girando ne spinge in ogni rivoluzione uno del secondo, e così forma giri misurati. E perciò quando avranno le ruote dalle palette girato quattrocento volte, il tamburo orizzontale ne avrà girata una per l’urto di quel dente, che sta al fianco del tamburo verticale: e così nel girare che fa il tamburo orizzontale, ogni volta che capitano le pallotte al buco, cadranno per il canaletto. Così e col suono, e col numero si sapranno le miglia della navigazione.
Parmi d’aver compito il trattato della maniera, come si facciano le cose, che e per utile, e per piacere occorrono ne’ tempi di pace, e senza timori.