III.

Kamelia – il più candido fiore di Komokokis – mi guardava rapita.

Dai suoi occhi dolcissimi una luce ignota alle figliuole del nostro mondo mi parlava del suo intenso amore, che aveva per me qualcosa di soprannaturale e che m’inebriava, empiendomi nello stesso tempo di un indefinito sgomento.

— Tu sarai mia, – le mormorai teneramente.

Ella non rispose, ma per la prima volta vidi le sue labbra aprirsi ad un sorriso divino, quale solo in una creatura di sogno un poeta potrebbe imaginare.

— Tu sarai mia, – le ripetei, inebriato.

Ella mi concesse ambedue le sue piccole mani con quel dolce atto che le era abituale.

— Per sempre, – mormorò.

— Per sempre, – ripetei.

Sì, per sempre! Ella sarebbe stata mia; davanti al gran Maestro io avrei giurato il patto di fede, secondo le leggi di Komokokis – ed ella sarebbe stata così la mia sposa per sempre.

Attrassi a me il gracile fiore luminoso che mi palpitava commosso accanto, e sentii le sue forme d’una delicatezza quasi evanescente abbandonarsi dolcissimamente sul mio petto....

E posai un casto bacio su quella fronte di neve e di luce, che Amore empieva ora di un fascino super-umano.

*

Quando rientrai nella capanna che mi serviva di casa rimasi molto stupito nel vedere un uomo seduto, che mi voltava le spalle.

Egli teneva la testa bassa, e pareva immerso ne’ più gravi pensieri.

Al rumore de’ miei passi egli si voltò e lo riconobbi subito.

— Tu, Edoardo! – esclamai.

— Sono io, – rispose egli, – e ti ho atteso un bel pezzo.

E guardandomi severo domandò:

— Dov’eri?

Non risposi subito.

— Eri con lei, non è vero?

— Sì, – risposi.

Egli corrugò le ciglia.

— Ebbene? – chiesi, – cosa c’è di nuovo?

— Amico mio, – rispose egli, dopo un momento di pausa, – ti porto cattive nuove.

— Cattive? E in che modo?

— Ti dirò tutto. Sappi adunque che, come ti aveva detto, io mi sono recato dal vecchio Kalika....

— Gli hai parlato di me, di Kamelia?

— Sì.

— Gli hai parlato del mio amore? Della mia decisione?

— Sì.

— E che ti ha detto?

— Mi ha dato una ben triste notizia!

— Cioè?

— Mi ha rivelato, che per una legge della quale neppure lui conosce la cagione, nessuna creatura di questo mondo, a noi tanto straniero, potrà mai unirsi.... ad uno di noi.

— Perchè?

— Non lo sa neppure lui, ti ripeto! Ma mi ha soggiunto spaventato, che le conseguenze d’una follia, per l’audace e l’imprudente che osasse ribellarsi alla legge fatale, sarebbero ben dolorose!

— Io non le temo.

— Per te, forse no, ma per lei....

— Come?

— Sì, perchè sarebbe lei a portarne la pena.

— In qual modo?

— Kalika non me l’ha detto: ma io credo d’averlo intuito. La morte della gentile creatura....

— Ma è una barbarie, questa!

— Ma non dipende da essi, ti dico! È una legge fatale, superiore ai loro voleri. La legge non viene da essi. È la Natura istessa....

— Io non lo credo.

— Kalika mi ha detto: “Vedi? io che son della stessa tua creta.... io ho tenuto lontano da me il crudele – per noi quaggiù – nemico Amore”.

— Lo credo bene a cent’ottant’anni!

— Mi ha aggiunto anche e caldamente e raccomandato di convincerti ad ogni costo di abbandonare questo tuo sogno d’amore....

— Impossibile!

— Che sarebbe fatale alla povera creatura che tu ami....

— Non posso più ormai!

— Ma pensa....

— Che vuoi tu che pensi? io ormai più non sento e non penso che ad una sola cosa: ch’io amo Kamelia con tutta la potenza dei miei venticinque anni! che ella ormai fa parte di me! ch’io ormai impazzirei al solo pensiero di perderla!

—– Ma amico mio!

— Abbandonarla? impossibile! Ella ormai è mia! un destino invincibile ormai ci unisce indissolubilmente!

— Ma sai ch’io stento ormai a riconoscerti? Tu parli come un collegiale di sedici anni innamorato! Sei tu, dunque, proprio tu che parli? Il sottile filosofo, temprato dagli asfalti parigini, il grazioso scettico che stemperavi l’humor salace nelle tue novellette....

— Di’ pure tutto ciò che vuoi, deridimi pure, ma io sono un altro ormai! Io l’amo! io l’amo! e non sento che questo!

— Povero amico, mi sgomenti!

— Sarà l’aria maledetta di questa stravagante caverna! sarà.... insomma sarà tutto questo nuovo mondo, nel quale siamo caduti a tradimento, che mi ha cambiato, ma il fatto è che ormai davanti ai miei occhi, davanti al mio cuore, alla mia mente, a tutto il mio essere, non v’è che una cosa, una cosa sola, amico, grande e bella, oh, sovranamente bella! la mia Kamelia....

— Amico, tu sei perduto.

— No, il mio amore ci salverà.

— Lo credi?...

— Sì, lo sento.

— Che cosa conti dunque di fare?

— Non lo so. Non ho nessuna idea per ora.... ma sento che il mio amore deve trionfare.... e lei sarà salva.

— Io tremo per te.... e per lei.

— La forza stessa del fuoco che ci anima.... vincerà la legge del tuo centenario Kalika.

Edoardo appariva assai turbato.

— Amico mio, calmati, – mi rispose, – e cerca di riposare, per ora. Domani.... ci vedremo e riparleremo. Tu però devi, per adesso, giurarmi una cosa.

— Parla.

— Di non riveder per ora Kamelia....

— Forse Kalika tenterà qualcosa verso di lei?

— Oh, no, rassicurati. Kalika ora non si occuperà punto nè di lei.... nè di te. Ma è per prudenza, capisci.... e per timore verso la povera creatura....

— Te lo prometto.

— Sta bene. Riposa dunque.... e rifletti.

— Oh sì, – mormorai, gettandomi sul morbido giaciglio ove solea riposare le membra, di quando in quando.

Poichè Edoardo mi vide ritornato calmo, e in atto di riposo, mi stese la mano e mi lasciò solo.

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