IV.

Fuggire!

Ecco l’idea che durante le tre ore ch’io avea trascorso abbandonato sul giaciglio, m’avea attraversata la mente, s’era impadronita di me, s’era fatta gigante nella mia coscienza.

Fuggire!

Poichè una crudele legge, superiore al mio amore, s’imponeva ad esso e minacciava togliermelo.... unica legge era sottrarsi ad essa, sfuggendo da que’ luoghi.

Sì, fuggire; ma come?

Io non lo sapeva.

Risalire per la fantastica via donde eravam caduti nella strano mondo che ora ci ospitava, era una pazzia solo il pensarlo.

Dunque?

Non importava: l’idea era una e sola: bisognava sottrarsi a quel mondo, per conquistare l’amore.

E con l’amore....

Ah sì: era ormai inutile ch’io cercassi di negarlo a me stesso. La nostalgia del mio mondo, il desiderio della mia luce, della mia aria, del sole, del cielo azzurro, del verde delle piante della mia terra.... tutto il magico splendore della vita e della natura nella quale io era nato, faceva da sfondo irresistibile, dirò così, al puro e ardente amore che ormai mi bruciava nel cuore....

Ah! io anelava ormai ardentemente di ritornare nella calda aria, imbevuta di sole e di fragranze silvestri, della mia madre terra, della quale, con il desiderio estremo, sentiva ora tutto il potente fascino.

Ah! e nell’olezzo dei fiori della terra, tra le carezze inebrianti del sole, io avrei condotto il mio amore, la mia Kamelia, bianca e pura, fiore bellissimo, degno sopra tutte le figliuole della terra del bacio di quel sole, della carezza di quelle fragranze!...

E il mio sogno galoppava così; una grande fede sorgeva in me, una speranza ardente faceva battere le mie tempie, quasi non mi trovassi più a chissà quante migliaia di metri sotto quella superficie terrestre che anelava, e forse senza mezzo alcuno per raggiungerla!...

Quando Edoardo comparve sull’uscio della mia capanna io balzai in piedi e afferrai la sua mano.

— Non ti sei mosso di qui? – fu la sua prima domanda.

— Non mi sono mosso di qui! – risposi.

— Bravo.

— Però ho riflettuto.... ho pensato.... ed ho deciso.

— Deciso, che cosa?

— Te lo dico subito: una cosa sola: fuggire.

— Fuggire?

— Sì, fuggire! m’intendi? È impossibile per me... e per colei che amo restare oltre qua.... dal momento che ci si impedisce il nostro più sacrosanto diritto: quello di amarci.

Edoardo incrociò le braccia.

— Anzitutto calma, amico mio, ci vuol calma, – disse egli – e quindi ragioniamo.

— Come vuoi, – mormorai, – ma la mia decisione è ormai fermamente presa.

— Sarà. Intanto ti dò un’altra notizia. In questo frattempo ho veduto di nuovo il vecchio Kalika. Abbiamo parlato ancora di te....

— Ebbene?

— Mi ha confermato il terribile divieto di unirti alla fanciulla da te amata.... colpevole solo di essere nata a Komokokis. Una sola cosa attenderebbe l’infelice creatura il giorno che si abbandonasse al tuo amore: la morte.

Non risposi.

— Inoltre, – proseguì Edoardo, – il vecchio Kalika mi ha detto che vuole vederti.

— È inutile, – mormorai.

— Perchè?

— È inutile, – ripetei fermamente, – è inutile. Il mio partito è preso. Io e Kamelia cercheremo di sfuggire a lui.... e al destino che impera su queste caverne maledette. Io intendo riguadagnare con lei la terra.... la nostra terra.... capisci? il nostro sole, il nostro verde, il nostro cielo azzurro!... lassù essa non sarà più soggetta alle leggi fatali del suo paese.... Essa è ben fatta di carne ed ossa come noi!

— Chissà, – mormorò Edoardo profondamente.

— Ah sì, lo sento! Essa mi ama.... arde del mio ardore.... è mia e sarà mia, per sempre. Noi fuggiremo.

Edoardo non rispose subito.

Dal suo volto corrugato appariva la più grande perplessità.

— Noi fuggiremo, – ripetei.

E soggiunsi:

— E tu?

Edoardo, sempre in preda alla più grande inquietudine, mi alzò in volto lo sguardo:

— Ebbene, cosa intendi dire? – mormorò.

— Sì, tu.... che farai? rimarrai dunque quaggiù?... per sempre?...

E mormorai ancora:

— Ci abbandonerai tu dunque?

Edoardo mi buttò le braccia al collo.

— Ah no! – gridò.

E mi sussurrò all’orecchio:

— Io tenterò.... con voi.

Lo abbracciai e baciai con effusione.

— Grazie, amico mio non ne dubitavo punto.

Edoardo, dopo un istante di silenzio, esclamò:

— Ma credi tu.... alla possibilità di questa fuga?

— Sì.

— Ma come?

— Non so, non ho idea alcuna ancora al riguardo.... ma la segreta voce della fede mi dice che riusciremo.

— Ehm!...

— Tenteremo, – mormorai.

— Ma da dove? – esclamò Edoardo.

— Senti, lasciami rivelar tutto a Kamelia. Una voce misteriosa mi dice che ella.... ch’ella stessa saprà indicarci.

— Lo credi?

— Una voce misteriosa, t’ho detto....

Edoardo tacque, perplesso.

— Lascia fare a me, amico mio. Io parlerò alla mia diletta.... le svelerò tutto.... chissà?... Intanto tu non lasciar nulla trapelare al vecchio Kalika.... nè ad altri....

— Te lo prometto.

— Corro dunque da lei.... che mi par un secolo di non rivedere.

— Sii prudente.

— Ah! Non temere!

E con queste parole ci lasciammo.

Share on Twitter Share on Facebook