§ II. Ratafià, Rosolii .

499. Istruzioni sul modo di fabbricare i ratafià. — I ratafià sono liquori gustosissimi che si preparano coll’infusione, ordinariamente a freddo, di fiori, frutta, semi o noccioli e simili, nell’acquavite o nello spirito di vino: di sovente si aggiunge un qualche aroma; lo zucchero però è sempre indispensabile. Il tempo dell’infusione può esser più o meno prolungato; ma quando sarà creduto sufficiente bisogna feltrare il ratafià.

Per preparare buoni ratafià, bisogna adoperare solamente sostanze di buona qualità e recenti. I fiori di fresco raccolti hanno più aroma; le frutta mature, senza esserlo di troppo, e le più fresche, i semi raccolti più recentemente, sono le sostanze migliori, perocchè il succo delle une è più abbondante, ed il gusto degli altri è più pronunciato.

Quando s’aggiungono aromi, come cannella, garofani, ecc.; si possono triturare o lasciarli in pezzi, ponendoli in un pezzo di tela o spandendoli nel liquore: l’effetto ne è il medesimo.

Lo zucchero non deve esser messo nell’acquavite, nè nello spirito, poichè non vi si scioglierebbe perfettamente; ma lo si dovrà prima lasciare imbevere d’acqua pura per aggiungerlo al ratafià. Talvolta pongonsi alcune sostanze nello zucchero, mentre altre macerano nell’acquavite, e si riunisce poscia il tutto per comporre il ratafià. Ma qualunque sia il metodo che si tiene, non debbonsi mai inzuccherare i ratafià che con zucchero raffinato e di ottima qualità. Parimente non debbesi adoperare che acquavite di gran forza e ben fabbricata, perchè si satura meglio delle particelle aromatiche delle sostanze che vi si fanno macerare. È pure giovevole il far uso di spirito a 33 gradi, quando si preparano ratafià con materie che hanno molto odore e sapore, e per conseguenza quando si farà uso di olio essenziale. In questo caso lo zucchero che vi si aggiunge debb’esser disciolto o ridotto a sciroppo in tanta acqua, quanto fu lo spirito adoperato. Si possono pure preparare ratafià collo spirito senza aver bisogno di sciogliere lo zucchero in altrettanta acqua: locchè avviene quando si opera con frutta rosse, le quali hanno molto succo.

Il tempo dell’infusione varia secondo ciascun ratafià: il più sovente però non vi ha inconveniente a prolungarlo al di là di ciò che è prescritto. In generale si lasciano in riposo da 15 a 30 giorni; ma ve n’hanno alcuni pe’ quali bastano soli 8 giorni, mentre altri esigono parecchi mesi. L’infusione non avrà bisogno d’esser troppo prolungata, se si abbia cura di agitare sovente il vaso, onde impregnare più prontamente il liquido dei principii attivi delle sostanze che vi sono contenute. Sarà pure buon partito il collocare il vaso in un luogo, la cui temperatura sia alquanto calda, o al sole, quando si tratta di frutta poco odorifere, come le ciriege, il ribes e le cotogne. Quanto poi alle sostanze di odore delicato, come i fiori d’arancio, le scorze aromatiche e simili, bisogna farle macerare all’ombra e senza calore. In questi ultimi casi, in cui non si vuole estrarre che l’odore delle sostanze adoperate, non si debbe far macerare che poco tempo, e spesso un giorno basta, affinchè il ratafià non si saturi di principii acri, amari e spiacevoli.

Bisogna premurosamente evitare, nella preparazione dei ratafià, di far uso d’alcun vaso di metallo, come a dire di rame, di stagno, nè tampoco di latta. Gli alberelli, le pentole di creta ed anche i vasi di majolica sono i soli di cui si possa servirsi.

500. Feltrazione dei ratafià. — I ratafià, e qualunque altro liquore non feltrati, sarebbero densi, o almeno torbidi, il che terrebbe loro parte del buon sapore che debbono avere.         Prima di feltrarli è d’uopo assaggiarli onde aggiungere zucchero al bisogno, poichè facendolo dopo lo zucchero gl’intorbidirebbe nuovamente, e quindi converrebbe feltrare un’altra volta.

La carta è il mezzo più adatto a feltrare i liquori ed a renderli più liquidi: la si piega in forma d’imbuto e si colloca entro un imbuto di vetro, già posto nel collo d’una bottiglia, o sospeso sopra un repiente, in cui vogliasi far colare il liquore, il quale perciò si versa dentro la carta così disposta a feltro.         Anche i tessuti servono a feltrare i liquori, e rendono anzi più spiccia l’operazione; ma se il tessuto fosse troppo serrato, il liquore non vi passerebbe, e se all’incontro fosse troppo rado non uscirebbe limpido. Bisogna dunque avere parecchie stoffe, più o meno fine: e se alla prima feltratura il liquore non è abbastanza limpido, si verserà in un altro feltro, e si replicherà l’operazione fino a che si ottenga il grado di limpidezza desiderato. In capo ad un certo tempo la stoffa o la carta s’impasta ed il liquore non trova più via d’uscire; allora bisogna travasare il liquore in un altro feltro per continuare la feltrazione.

501. Ratafià d’anici. — Tritura in un mortajo 4 once d’anici verdi, 5 o 6 semi d’anice stellato, ed un’oncia di coriandoli; poni il tutto in un vaso colla scorza di due limoni e quattro boccali d’acquavite, o due boccali di spirito a 33 gradi. Lascia in riposo per un mese, avendo prima ben turato il vaso; in capo a questo tempo cola il liquore, e aggiungivi 2 libbre di zucchero sciolto in un po’ d’acqua solamente, se avrai fatto uso d’acquavite, ovvero in molta acqua, se avrai invece adoperato spirito. Finalmente feltra, e riponi il liquore in bottiglie.

502. Ratafià di noccioli. — Poni in un vaso dei noccioli d’albicocche, recentemente usciti dal frutto, avvertendo che il vaso ne rimanga pieno per tre quarti della sua capacità; riempi il vaso d’acquavite, ed esponilo al sole per due mesi. Passa poscia per istaccio, e aggiungi per ogni boccale di liquore sei once di zucchero sciolto in poc’acqua; lascia ancora il vaso in riposo per otto giorni, e finalmente feltra il liquore per poi conservarlo. Se adopererai noccioli di pesche, il ratafià riescirà più gustoso; ad ogni modo dovrai schiacciare sempre alcuni noccioli prima di metterli in infusione, lasciando loro la mandorla. In questo ratafià non v’ha aggiunto alcun aroma.

503. Ratafià di noci. — Prendi un centinajo di belle noci verdi, ma il cui guscio sia ancora abbastanza poco sodo da lasciar passare attraverso facilmente una spilla; pestale in un mortajo e ponile in infusione per due mesi in sei boccali d’acquavite, con poche noci moscade ed un po’ di garofani. In capo a questo tempo, passa la tua infusione attraverso uno staccio di seta; prendi poscia tre libbre di zucchero triturato in piccoli pezzi, e fallo fondere nel ratafià; riponi in appresso il liquore in un vaso, e lascialo in riposo per altri tre mesi. Spirato questo termine decantalo, vale a dire toglilo da questo vaso, inclinandolo leggermente per non turbarlo, e ponilo in bottiglie.

504. Ratafià di ginepro. — Prendi 4 once di coccole di ginepro, perfettamente mature, triturale e ponile poscia in infusione in quattro boccali d’acquavite. Fa cuocere a giulebbe due libbre di zucchero, e quando il tuo sciroppo si sarà raffreddato, versalo sull’infusione. Tura bene il vaso ed esponilo al sole, ovvero collocalo in un luogo temperato per lo spazio di sei settimane. Feltra il tuo ratafià, e ponilo in bottiglie.

505. Escubac. — Per comporre questo liquore prendi mezz’oncia di zafferano, altrettanto di coccole di ginepro, 4 denari d’anici, altrettanto di coriandoli, mezz’oncia di cannella e di radice d’angelica, 2 denari di macis e di garofani, e sei giuggiole. Tritura tuttti questi ingredienti, e falli infondere in 3 boccali d’acquavite a 22 gradi. Aggiungi 3 libbre di zucchero ridotto a sciroppo col meno d’acqua possibile, poni il tutto in vaso ben chiuso, e lascia macerare per un mese, dopo il qual tempo feltra il tuo liquore. Il sciroppo si deve aggiungere allorchè l’infusione è terminata e prima di feltrare. Questa specie di ratafià, dev’essere piuttosto denso.

506. Escubac di Lorena. — Prendi mandorle d’albicocche, coriandoli e cannella, 4 once; garofani, cardamomo, mezz’oncia; macis o scorza di noce moscada, un’oncia; basilico, un pugno; mandorle dolci, 2 once; scorze di 8 limoni: fa infondere il tutto in 8 boccali d’acquavite per lo spazio di 4 o 5 giorni. Prepara 3 once di zafferano, che farai infondere in un boccale di vino moscato, o, in difetto di questo, in un boccale di buon vino bianco, insieme ad un’oncia di fiori d’arancio. Fa bollire 4 libbre di zucchero in 5 boccali d’acqua limpida, mescola il tutto e feltra. Otterrai cosi un escubac perfetto.

507. Ratafià de’ sette semi. — Prendi un’oncia per sorta de’ semi seguenti: anici, carvi, comino, finocchio, appio, coriandoli e aneto ovvero angelica: pestali grossamente in un mortajo, e ponili in un vaso con 4 boccali d’acquavite e 2 di spirito. Termina quindi il tuo ratafià come per quello d’anici (num. 501).

508. Ve spetro. — Prendi 2 once di semi d’angelica, un’oncia di coriandoli, 6 denari d’anici ed altrettanti di finocchio, due limoni tagliati a fette, e la scorza di quattro arance. Poni il tutto in infusione in 2 boccali d’acquavite, lascia macerare per 15 o 20 giorni, agitando di quando in quando il miscuglio. In capo a questo tempo aggiungi al liquore una libbra di zucchero in pezzi imbevuti d’acqua, e lascia in riposo ancora finchè lo zucchero sia disciolto: finalmente passa per istaccio e feltra il liquore.

509. Curaçau. — Colla lama di un coltello leva quel bianco che ricopre la superficie interna della scorza delle arance amare; rompi in piccoli pezzi la parte cellulosa gialla, e tienla in molle un istante nell’acqua per agevolare lo sviluppo del suo aroma; indi metti in un recipiente di terra un’oncia di questa scorza così manipolata, e versavi sopra un boccale di buona acquavite e 2 libbre di sciroppo d’uva bollente. Lascia il tutto in infusione per due giorni, in capo a’ quali feltrerai il liquore, che è il vero curaçau d’Olanda.

510. Perfetto amore. — Metti in un vaso due bei cedri tagliati a pezzi, insiem colla scorza d’altri 3 o 4 cedri, ed aggiungi un po’ di cocciniglia pesta. Versavi sopra 4 boccali d’acquavite e 2 di zucchero sciolto in acqua a consistenza di sciroppo; lascia infondere per 15 giorni od anche più, e feltra poscia con diligenza, a fine di far riuscire il tuo liquore molto limpido.

511. Ratafià di cedrati. — Si prepara questo liquore nel modo stesso che il precedente, facendo anche uso di limoni invece che di cedri, ma non adoperando cocciniglia, imperocchè il liquore deve riuscire bianco e non rosso come il perfetto amore.

Si può pure adoperare solamente la scorza di 12 cedri per la stessa dose d’acquavite e di zucchero.

512. Ratafià di cotogne. — Raschia delle cotogne sino al torsolo: fa macerare questa raschiatura senza i semi per lo spazio di tre o quattro giorni, dopo i quali la spremerai fortemente in un pannolino per estrarne il succo, che peserai ed unirai ad una quantità eguale d’acquavite insieme con mezza libbra di zucchero per ogni boccale del miscuglio, ed alcune mandorle amare con un poco di cannella, garofani e coriandoli. Lascia infondere il tutto per due mesi, indi feltra e versa il tuo liquore in bottiglie. Perchè tale liquore sia buono, bisogna lasciarlo invecchiare e non beverlo troppo nuovo. Bisogna almeno lasciar passare l’inverno, onde esporlo al sole l’anno dopo. In tal modo il ratafià riuscirà eccellente.

513. Ratafià d’angelica. — Prendi una libbra di steli d’angelica al momento in cui la pianta sta per fiorire: soppestali in un mortajo, e ponili poscia in un vaso con 3 boccali d’acquavite, turando ermeticamente il vaso, e lasciandolo al sole per un mese. Scorso questo tempo, passa il liquore per pannolino, premendo alquanto, ed aggiungivi 8 once di zucchero sciolto nella minor quantità d’acqua possibile insieme ad un po’ di cannella, macis e garofani. Fa infondere nuovamente il tutto al sole durante lo spazio d’un mese, e finalmente feltra il ratafià e versalo in bottiglie.

514. Ratafià di visciole. — Pigia in un mortajo 4 libbre di visciole, che avrai prima private del loro gambo, e abbi cura di romperne i noccioli. Lasciale in riposo per due giorni, durante i quali farai macerare a parte la scorza d’un limone in tre boccali d’acquavite. Mescola il tutto, ed aggiungi 3 libbre di zucchero sciolto in poc’acqua. Lascia infondere il tutto per un mese, ed in capo a questo tempo passa per istaccio e feltra il liquore.

515. Ratafià di caffè. — Pesta grossamente mezza libbra di caffè moka tostato leggermente, insiem con altrettanto caffè crudo. Versavi sopra due boccali d’acquavite, e fa macerare per 15 giorni, agitando sovente il vaso. Dopo questo tempo, aggiungi 10 o 12 once di zucchero ridotto in sciroppo con un po’ d’acqua; lascia il miscuglio in infusione per altri 8 giorni, passalo per istaccio e feltralo.

516. Ratafià di ribes. — In due boccali di succo di ribes rosso, poni 4 denari di cannella e 2 denari di garofani con 4 boccali d’acquavite. Lascia infondere il miscuglio per un mese, indi decantalo e favvi infondere dentro 4 libbre di zucchero triturato. Feltra il liquore e ponilo in bottiglie.

517. Ratafià di lamponi e di fragole. — Si prepara come il precedente sostituendo il succo di queste frutta a quello di ribes.

518. Ratafià di melagrane. — Scegli melagrane ben mature, sane e senza macchie, in quantità tale da cavarne 3 boccali di succo. Prima di spremerle abbi cura di mondarle della loro scorza. Poni indi il succo in un vaso insiem con 6 denari di cannella, e versavi sopra sei boccali d’acquavite, lasciando riposare il miscuglio per circa un mese e mezzo. Scorso questo tempo decanta il liquore e favvi fondere 3 libbre di zucchero. Allora feltra il tuo ratafià e riponilo in bottiglie.

519. Ratafià di pesche. — Scegli pesche molto mature e le più sane che ti sia possibile trovare. Togli loro i noccioli; chiudine la polpa in un sacco di tela, e spremine il succo allo strettojo. Ponilo quindi in un vaso con 4 boccali e mezzo d’acquavite per ogni 2 libbre di succo, e lascia in riposo il miscuglio per 5 o 6 settimane. Allora favvi fondere dentro 2 libbre di zucchero; feltra il liquore, e ponilo in bottiglie.

520. Ratafià d’uva moscata. — Prendi 3 boccali di succo d’uva moscata ben matura, favvi fondere 2 libbre di zucchero: aggiungivi 3 boccali d’acquavite, 6 denari di cannella, lascia infondere il tutto per 15 o 20 giorni. Finalmente feltra e riponi il ratafià in bottiglie.

521. Ratafià di fiori d’arancio. — Indicheremo tre maniere di prepararlo. Si può infondere 2 libbre di petali di fiori d’arancio, di recente raccolti e ben mondi, in quattro boccali d’acquavite. Si tura bene il vaso e si lascia in riposo per 3 o 4 giorni. Aggiungonsi allora 2 libbre di zucchero sciolto in un boccale d’acqua, e si lascia ancora in riposo per alcuni giorni; quindi si passa per istaccio e si feltra alla carta.

Il secondo metodo consiste nel fare un sciroppo con 2 libbre di zucchero in un boccale d’acqua, gettarvi i fiori d’arancio e far bollire un istante. Si lascia raffreddare il tutto in un vaso, si aggiunge l’acquavite, si tura ermeticamente, e si feltra dopo 15 o 20 giorni. Le dosi dei fiori e dell’acquavite sono le medesime.

Finalmente la terza maniera, che è la più spiccia, consiste nel far infondere per dodici ore 10 once di fiori d’arancio in 3 boccali d’acquavite. Intanto si fanno sciogliere 2 libbre di zucchero in un boccale d’acqua, e si unisce all’acquavite, dopo aver lasciato sgocciolare i fiori sullo staccio. Non rimane a far altro che feltrare e riporre il liquore in bottiglie.

522. Ratafià di rose. — Prendi 4 once di rose, e falle infondere per 2 giorni in una mezzetta d’acqua tiepida; indi versato che tu abbi il tutto entro un pannolino, comprimi ben bene per estrarne tutto il liquido. Prendi altrettanta acquavite quanto sarà la decozione che avrai ottenuta ed aggiungi mezza libbra di zucchero chiarificato per ogni boccale di liquido.         Aromatizza il liquore con coriandoli, macis e cannella; lascia in fondere il tutto per 12 o 15 giorni, e finalmente feltra il ratafià e versalo in bottiglie.

523. Ratafià di garofani. — Monda piccoli garofani separandone i petali e togliendone la parte bianca. Poni in un vaso mezza libbra della parte rossa rimanente, con alcuni chiodi di garofani ed un po’ di cannella; versavi sopra un boccale d’acquavite, e lascia infondere per sei settimane o due mesi, esponendo il vaso al sole, dopo averne turato ermeticamente l’apertura. In capo a questo tempo l’acquavite si sarà impregnata del profumo dei fiori; allora passa l’infusione a traverso un pannolino, e spremine tutto il liquido che rimane incorporato nei fiori. Fa indi sciogliere mezza libbra di zucchero, chiarificandolo e schiumandolo; uniscilo al liquore insiem con un po’ di cocciniglia per dare al ratafià un bel colore; riponi il tutto in un vaso, che chiuderai ermeticamente ed esporrai di nuovo al sole per tre settimane, ed in capo a questo tempo feltra il tuo liquore e riponilo in bottiglie.

524. Ratafià di gelsomini. — Scegli bei gelsomini e falli bollire un istante in un sciroppo preparato con tanto zucchero quanto è il peso dei gelsomini adoperati; indi versa nel sciroppo una quantità d’acquavite eguale all’acqua impiegata a fare il sciroppo stesso, e lascia infondere per una quindicina di giorni per lo meno. Feltra da ultimo il tuo ratafià, e ponilo in bottiglie. Questo liquore riesce sommamente profumato e squisito.

525. Kirsch-wasser. — Ecco come si prepara questo liquore. Piglia delle visciole nere perfettamente mature, mondale, e mettile in un tinello proporzionato alla loro quantità. Abbi in pronto della cenere di legna nuova, bagnala per formarne una specie di melma, e distendila sulle visciole, in modo che questa cenere, asciugandosi, formi una crosta, la quale favorirà la fermentazione de’ frutti, ed impedirà ad un tempo qualunque evaporazione. Lascia durare questa fermentazione per sei settimane, indi levane via la cenere che si troverà su quella parte di visciole che vorrai adoperare; getta il sugo e la polpa di dette visciole in una cucurbita, e procedi alla distillazione, che dovrai fare in più volte, e regolando il fuoco con cautela ed a gradi, finchè il liquore passi con sottil filo.

Poscia rettificherai il liquore nel bagnomaria del lambicco, e, dopo questa seconda distillazione, riporrai in bottiglie il tuo kirsch-wasser per conservarlo.

526. Kirsch-wasser all’uso domestico. — Prendi noccioli di ciriege, che romperai e getterai insieme colle loro mandorle nell’acquavite, lasciandoveli infondere fino a che tu possa aggiungervi noccioli di albicocche senza mandorle: lascia infondere per altri due mesi, poi feltra il liquore, il quale riescirà assai uguale al vero kirsch-wasser che si vende carissimo, ed avrà le stesse qualità per lo stomaco.

527. Anisetto. — Per ottenere il liquore così chiamato, riduci in polvere finissima mezza libbra d’anaci nuovi; infondi per 15 giorni in 6 boccali d’acquavite o d’alcool, e distilla a bagnomaria con fuoco moderato. Abbi allora in pronto un sciroppo composto di 4 boccali d’acqua, in cui avrai fatto sciogliere a freddo 4 libbre di zucchero, e fa di tutto un miscuglio. Aggiungivi la chiara d’un uovo, ed incorporalo ben bene agitando il liquore per alcuni giorni, prima di feltrarlo.

528. Altro anisetto. — Togli: anice recente, libbre una; anice stellato, libbre 2; coriandoli, once 2; finocchio, oncc 2 1/2: pesta tutti questi semi, e mettili in 14 boccali d’acquavite nel bagnomaria del lambicco: opera la distillazione, e avverti bene di cessarla allorchè vedrai comparire la flemma. Indi mescola l’ottenuto liquore con sciroppo composto di 18 libbre di zucchero ed 8 boccali d’acqua di fiume; lascia riposare il miscuglio, e feltra prima di riporre in bottiglie il tuo anisetto.

529. Liquore d’assenzio. — Prendi un manipolo d’assenzio verde, e mettilo sul fondo d’un vaso sufficientemente capace; versavi sopra due boccali di buona acquavite, e v’aggiungi due limoni; lascia in infusione per due ore; versa il liquore senza spremere, risciacqua esattamente il vaso, e rimettivi l’acquavite carica d’assenzio. Aggiungi un sciroppo preparato con 2 boccali d’acqua ed una libbra e mezzo di zucchero, ed 8 giorni dopo feltra il liquore.

530. Acqua d’oro. — Infondi in 6 boccali d’acquavite, 4 cedri, un po’ di cannella ed un pizzico di coriandoli; lascia in riposo per quattro giorni, indi distilla l’infusione. Fa un sciroppo con 2 boccali d’acqua e 4 libbre di zucchero; mescolavi il liquore distillato, e colorisci con zucchero abbronzato; indi feltra e metti nel liquore un poco d’oro in foglia.

531. Acqua d’argento. — Questo liquore non differisce dal precedente, se non in questo, che gli aromi da impiegarsi sono l’angelica ed il garofano, nè vi si pone zucchero abbronzato; finalmente in luogo dell’oro, vi si aggiunge un po’ d’argento in foglia.

532. Liquore di mille fiori. — Nel mese di luglio, d’agosto o di settembre, quando il tempo sia già da alcuni giorni bene asciutto, raccogli ne’ prati, nè averlo a schifo, lo sterco che vi avranno deposto le vacche, e che l’ardore del sole avrà perfettamente prosciugato. Trascegli quello (e non altro) che manda più forte odore di muschio; pigliane 4 o 5 once, ed infondile per 24 ore in 4 boccali d’ottimo spirito di vino temperato con 3 boccali d’acqua; distilla il tutto a bagnomaria, e come dicono, a piccolo filo, tirandone circa 3 boccali di spirito aromatico; mescola questo ad un sciroppo fatto con 6 libbre di zucchero, e 3 boccali d’acqua, e feltra il miscuglio alla carta.

533. Maraschino di Zara. — Togli il gambo ed il nocciolo a libbre 30 di amarasche; mettile indi in acqua fresca, e lasciavele per tre giorni; pesta i noccioli, e mettili in un lambicco, unitamente all’amarasche, con 6 boccali d’acqua; distilla, e ne avrai 6 boccali di liquore, il quale unirai ad 8 libbre di zucchero d’Amburgo ed a tre boccali di spirito rettificato; lascia il tutto in riposo per 24 ore, agitando il vaso di quando in quando, e feltra alla carta.

Per renderlo chiaro come l’acqua, si prende un imbuto di latta, dell’altezza d’un palmo e più; si colloca nel suo cannello del cotone floscio; poi vi si mette 2 libbre d’arena di mare ben lavata e che non abbia alcun odore, e finalmente vi si versa sopra il rosolio, per farlo passare; e se non sortisse abbastanza limpido, si ripete l’operazione. Ottenuto così il tuo rosolio, riponilo in bottiglie, e lascialo invecchiare almeno d’un anno, se vuoi averlo più buono.

534. Ricetta per fare rosolii a freddo. — Si prendano libbre 3 di zucchero in pani d’Amburgo; si metta in fusione per 24 ore con due libbre d’acqua pura agitando ogni tanto; si aggiunga indi una libbra di spirito di 32 gradi, e che sia di buona qualità, e finalmente vi si metta quella quatità d’essenza che piace, unendo bene il tutto e poi feltrando alla carta.

Volendo dare l’odore di gelsomini, viole, mugherini, o di qualunque altro fiore di cui non si trovi l’essenza, si porranno i fiori stessi in infusione per 12 ore nello spirito in vaso ben chiuso, affinchè il liquore si incorpori perfettamente l’odore dei fiori.

Per dare il colore ai rosolii, serviti delle ricette da noi date al num. 358.

535. Rosolio di caffè. — Metti in un lambicco 2 libbre di caffè in polvere con 6 boccali d’acqua; distillane 4 boccali di liquore, ed unisci questo a 5 libbre di zucchero in pani ed a due boccali di spirito rettificato. Pel resto opera come pel rosolio maraschino (num. 533).

536. Rosolio di cioccolata. — Metti in un lambicco una libbra di caccao abbrustolito, insiem con 3 boccali d’acqua; distilla, e ne avrai due boccali di liquore. Distilla a parte altri 3 boccali d’acqua con mezza libbra di cannella, ed avrai altri 2 boccali di liquore. Infine distilla un’oncia di vainiglia con un boccale e mezzo d’acqua, che ti darà un altro boccale di liquore. Unisci i 5 boccali di liquore con 2 boccali di spirito rettificato e 6 libbre di zucchero in pani, e passa il rosolio al feltro.

537. Rosolio di cannella. — Distilla 4 boccali di spirito rettificato in cui avrai infuso 3 once di cannella, e cavane 3 boccali di liquore: uniscivi 5 libbre di zucchero in pani disciolto in 4 boccali d’acqua; e feltra il liquore.

538. Rosolio di vainiglia. — Metti in un lambicco 4 boccali d’acqua con 2 once di vainiglia, e cavane 3 boccali di liquore: uniscilo a 4 libbre di zucchero in pani ed a due boccali di spirito rettificato, e feltra.

Si fa questo rosolio ancora nel modo seguente: poni un’oncia di vainiglia triturata in un vaso con due boccali di spirito ben rettificato, e lascia in infusione per un mese, indi unisci il miscuglio a 6 libbre di zucchero in pani ed a 5 boccali d’acqua; feltra il liquore, e ponilo in bottiglie.

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