V

L'esistenza dei Podestà o conti tedeschi nel contado non fu però senza un'azione, per lo meno indiretta, nell'interno della Città. Essi contribuirono anzi a modificarne la costituzione, promuovendo in certo modo la creazione d'una nuova magistratura municipale, che portò lo stesso nome. In vero, il nome latino di Potestas, Potestà o Podestà era dato nel Medio Evo ad ogni superiore autorità: noi lo abbiamo visto già attribuito nel 1068 a Goffredo duca di Toscana. Piú tardi fu dato ai conti tedeschi, insediati nel contado, in nome di Federico I. Da essi passò poi a magistrati municipali. Sembra che dapprima venisse dato ad ufficiali che il Comune mandò nel contado, quando v'erano già i conti tedeschi, ad imitazione di essi e contro di essi. Tali almeno dobbiamo credere che siano alcuni, i quali hanno nomi italiani; e portano il titolo di Podestà fiorentini o di Firenze, prima che una tale magistratura fosse Stata creata dentro la Città. Ne conosciamo almeno due, Renuccio da Stagia e Guerrieri, che i testimoni di Rosano ricordano piú di una volta. Renuccio sembra, con abbastanza probabilità, aver tenuto l'ufficio prima del 1180, quando cioè in Firenze v'erano certamente i Consoli. Bisogna quindi ritenerlo ufficiale del contado. Si ammetta però o non si ammetta una tale ipotesi, è qui da notare che nei documenti fiorentini, ogni volta che s'allude ora ai Consoli, si comincia costantemente ad aggiungere le parole: sive Rector vel Potestas vel Dominator. Dapprima non è che una formola vaga e generica, la quale accenna, in modo assai indeterminato, alla possibilità di un'altra magistratura. Ma a poco a poco la formola assume un carattere piú concreto; la parola Potestas prende una importanza sempre maggiore, tanto che spesso precede quella di Consules . E allora la nuova magistratura è vicina a nascere; essa infatti comparisce finalmente l'anno 1193, nella persona di Gherardo Caponsacchi, un Fiorentino di famiglia consolare.

L'Ammirato s'ingannò quando credette di ritrovare un tal magistrato nel 1184, perché nella lega tra Firenze e Lucca vide ricordato non un individuo in particolare, ma l'ufficio in genere del Podestà. Questo però, come notammo, segue troppo spesso nei documenti, anche quando a Firenze v'erano di certo i Consoli, per poterne tirare una tal conclusione. Può darsi che anche prima del 1193 vi sia stato in Firenze un qualche Podestà; ma sino a che non si trovi il nome dell'individuo in un documento, che ce lo mostri in ufficio, noi non possiamo asserirlo.

L'istituzione della nuova magistratura fu, in ogni modo, preceduta da un incremento della nobiltà dentro le mura cittadine. Questo anzi ne fu una delle cause efficienti. Le carte del tempo ci hanno dato di ciò prove continue, che sono confermate dai cronisti. Il pseudo Brunetto Latini dice, che nel 1192 erano Consoli «Messer Tegrino dei conti Guidi, paladino in Firenze, e Chianni de' Fifanti». Ora il vedere al Consolato in Firenze un conte ed un conte palatino o paladino che sia, è un fatto assolutamente insolito. Lo stesso cronista ci dice che, nel medesimo anno, si fece ordinamento in Firenze, che li conti Guidi et li conti Alberti et li conti da Certaldo, Ubaldini et Figiovanni, Pazzi et Ubertini, conti di Panago et altri nobili assai, cittadini, dovessero abitare i quattro mesi dell'anno nella città di Firenze». Sia qualunque il valore che si voglia attribuire a questo cronista, la sua asserzione è in armonia colle notizie che si cavano dai documenti, e spiega l'origine della nuova magistratura. Non poteva certo ai nobili piacere di sottostare al governo popolare dei Consoli, contro cui fin dal 1177 avevano combattuto, e specialmente poi essere giudicati da coloro che essi ritenevano inferiori per grado e dignità. Inoltre, quanto piú gli elementi di cui la cittadinanza si componeva, divenivano eterogenei, e piú si avvicinava perciò il pericolo di guerra civile, tanto piú la possibilità di essere giudicati dai proprî avversarî politici, doveva apparire incomportabile. E quindi si cercava una magistratura nuova, d'indole diversa, preferibilmente aristocratica, e si prese a modello una istituzione imperiale, quale era quella del Podestà. Esso non è già un semplice giudice, come molti credettero e scrissero; è addirittura il capo e rappresentante del Comune; firma i trattati e comanda l'esercito; piglia il posto dei Consoli.

Infatti il 14 luglio 1193, il castello di Trebbio si sottometteva al Comune di Firenze, di cui avevano la legale rappresentanza Gherardo Caponsacchi Potestas Florentie et eius Consiliarii, insieme coi sette Rettori delle Capitudini delle Arti.] I Consiglieri, dei quali il documento dà i nomi, sono sette anch'essi, e quasi tutti di famiglie consolari; due sono anzi veri e proprî nobili, un conte Arrigo (forse da Capraia) ed un Tegghiaio Buondelmonti. Nel 1194 par certo che si tornasse ai Consoli, anzi il pseudo Brunetto ci dà i nomi di due, fra i quali un Uberti. Nel 1195 comparisce nuovamente il Podestà nella persona di Rainerius de Gaetano, cum suis Consiliariis, uno dei quali è Consul iustitiae . Si può con certezza ritenere che questi Consiglieri, il cui numero nei documenti varia di continuo, non sono altro che i Consoli stessi, che, per qualche tempo, persistono ancora sotto questa forma transitoria, durante la quale il Podestà è come il loro capo. Essi rappresentano il Comune insieme con lui, o anche senza di lui. A poco a poco però la loro importanza diminuisce, e quella del Podestà aumenta. Insomma è un periodo di trasformazione, durante il quale la nuova forma, non ancora ben determinata, di governo, si alterna con quella dei Consoli.

Nel 1200 il Podestà non è piú un fiorentino, ma uno straniero, e già rappresenta il Comune senza la compagnia de' suoi Consiglieri, che nel 1207, quando cioè la nuova magistratura piglia la sua forma definitiva, sono addirittura scomparsi. Per meglio dire, essi si vanno sempre piú trasformando, ed aumentano di numero, fino a che formano un Consiglio speciale della Città intiera, accanto all'antico Consiglio o Senato, che diventa il Consiglio generale. Il governo allora sarà rappresentato dal Podestà e da due Consigli, i quali qualche volta voteranno separatamente, qualche altra uniti, e si chiameranno in questo caso, il Consiglio generale e speciale. L'ufficio dei Consoli si può dire cosí morto per non piú ricomparire. Salvo infatti un ultimo tentativo, pel quale essi furono di nuovo eletti negli anni 1211 e 1212, noi piú non li ritroviamo. E da quanto abbiam detto finora può facilmente intendersi, perché i cronisti pongano in tempi assai diversi l'origine del Podestà. Il pseudo Brunetto Latini lo fa cominciare nel 1200, quando cioè esso fu la prima volta un ufficiale forestiero, qualità che era tenuta essenziale. E però il cronista prima d'allora sembra vedere in esso piú che altro un capo dei Consoli. E si capisce ancora perché il Villani lo faccia invece cominciare nel 1207. Questo è infatti l'anno in cui l'ufficio prende la sua forma definitiva davvero, giacché il Podestà non solo è forestiero, ma apparisce anche senza i Consiglieri. Il Villani però s'inganna quando ce lo vuol dare come un magistrato eletto all'unico ufficio di amministrare piú imparzialmente la giustizia, e quando aggiunge che allora «non si rimase la signoria dei Consoli, ritegnendo a loro ogni altra cosa del Comune». Sono due errori, il secondo dei quali si può credere poco piú che un semplice anacronismo. Infatti se ciò che egli afferma non può esser vero nel 1207, tale può ritenersi, in parte almeno, per gli anni precedenti, quando cioè i Consoli sopravvivevano quasi a sé stessi, come Consiglieri del Podestà.

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