Libro decimosettimo

La pace poc'anzi conchiusa col Pontefice Gregorio, siccome si previde, fu non guari da poi per nuove cagioni rotta e violata; e pochi anni appresso di bel nuovo si venne ad una più fiera ed ostinata guerra, che lungamente afflisse Italia, de' cui perniziosi effetti furono anche tocche queste nostre province, ancorchè non l'avessero veduta ardere nelle proprie regioni. Federico, se bene si fosse pacificato con Gregorio, vivea però con continui sospetti, che non gli movesse nuova guerra nel nostro Reame; ed a tal fine in quest'anno 1232 fece egli fortificare, e munire tutti i castelli a' confini di Campagna; e nell'entrar del nuovo anno 1233 fece con maggior numero di Saraceni munire e fortificar Lucera in Puglia, ed all'incontro fece abbattere le mura di Troja, città, che ne' passati tumulti s'era mostrata quanto amica del Pontefice, altrettanto poco a lui fedele. Fece ancora fortificar i castelli di Trani, di Bari, di Napoli e di Brindisi; e nel seguente anno fece ampliar in Napoli il castel Capuano; ed in Capua mandò Niccolò Cicala a presedere alla nuova fabbrica del castello di quella città, ch'egli di sua mano avea designato farsi sopra il monte. Ed avendo ripressa la fellonia di Bertoldo fratello del Duca di Spoleto, con intendimento del quale s'era contro di lui afforzato in Introducco, discacciò ambedue dal Regno, e furon mandati in Alemagna. Riebbe ancora la città di Gaeta; la qual prestò così a lui, come a Corrado suo figliuolo, giuramento di fedeltà; ed avendovi mandato Ettore di Montefuscolo Giustiziero di Terra di Lavoro, questi per ordine di Federico vi istituì la dogana, e privò quella città del Consolato, che insino allora vi s'era mantenuto, e togliendole la potestà di crear i Consoli, vi mise egli gli Ufficiali, che la governassero in suo nome, e di trenta torri la fortificò.

Ma non perchè avesse egli con tanta previdenza munito il Regno, era fuor di timore che il Pontefice per altre vie non avesse potuto frastornare i disegni ch'e' nudriva di sottoporre alla sua ubbidienza Milano, e l'altre città Guelfe d'Italia a se ribellanti. Egli per lunga esperienza erasi accorto che tutt'i disegni de' romani Pontefici erano di tener divise queste città, e fomentar le fazioni Guelfe contro le Ghibelline, acciocchè agl'Imperadori, sottoponendosi tutta l'Italia, non loro venisse voglia sottoporsi ancora Roma, e lo Stato della Chiesa, sottratto dall'Imperio di Occidente. Ed ancorchè Gregorio in queste prime mosse di Federico contro le città rubelle di Lombardia, proccurasse per mezzo de' suoi Legati porle in concordia, e più volte si fosse affaticato mostrando zelo di pace, di quietarle; nulladimanco tutti questi maneggi non ebbero niun buon effetto; poichè il Papa nelle condizioni d'accordo tirava a vantaggiar sempre quelle, che potevan giovare alle città nemiche della casa di Svevia, onde non si potè mai conchiuder niente. Faceva di ciò gravissime querele Federico, che a ragione si doleva di lui, il quale mal corrispondea a ciò, ch'egli avea per lui operato, di rendergli benevoli i Romani, i quali più volte avendo tumultuato in Roma contro di lui, ed avendolo costretto ad uscire con poco suo onore da quella città, egli non solo avea proccurata la pace tra i Romani, e que' di Viterbo, ma avea ancora ridotti i Romani alla sua ubbidienza, e fattolo ricevere in Roma con tanti segni di stima e d'ossequio con tutti i Cardinali.

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