Manzoni e Diderot: la monaca di Monza e La religieuse

Alessandro Luzio

MANZONI E DIDEROT

LA MONACA DI MONZA
e
LA RELIGIEUSE

SAGGIO CRITICO

DI

ALESSANDRO LUZIO

A
UGOLINO UGOLINI

A te, che dalle abitudini dell’indagine e dell’esperienza scientifica sai tenere non dissociato l’amore degli studi eleganti, il gusto più fine e sicuro, intitolo questo saggio di analisi e comparazione letteraria; che prodotto già – lo ricordi – sei anni fa, come tesi di licenza in lettere, viene soltanto adesso pubblicato con le modificazioni più necessarie.

È sempre povera cosa; ma vorrai accettarne l’offerta, in memoria de’ nostri anni communi di studio, in attestato sincero di quella cara e grande amicizia, che, nata allora, nè tempo nè lontananza scemarono, e durerà per la vita.

Mantova, 25 aprile 1884.

Tuo sempre

ALESSANDRO LUZIO.

Sarebbe forse impossibile qualunque più ingegnoso ravvicinamento tra così opposte nature d’uomini e di scrittori, se Manzoni e Diderot non si fossero incontrati, e non a caso, a narrare la storia lacrimevole di fanciulle infelici, da violenza e calcolo di genitori costrette reluttanti alla vita monastica.

Tuttavia, nell’identità stessa del tema, appariscono più marcate le disparità d’indole e d’intenti: la Religieuse è violenta requisitoria contro l’istituzione – l’episodio dei Promessi Sposi s’inquadra, per così dire, nell’idea pessimista-cattolica che informa tutto quel mondo; – all’improvvisazione eloquente, appassionata del Diderot contrasta l’obbiettività fredda, profondamente incisiva del Manzoni.

Queste diversità nella trattazione d’un medesimo argomento non erano per altro solo naturali, indipendenti, quanto anche, in parte, nel Manzoni volute. Studiosissimo, nella sua giovinezza, della letteratura francese, imbevuto dello spirito filosofico, egli conobbe e ammirò senza dubbio il romanzo del Diderot; e, più tardi, il ricordo di questo non poteva essere estraneo a determinare l’episodio della Monaca di Monza. Nel quale anzi dovett’essere intendimento del Manzoni di ripigliare sopra un addentellato storico il primo motivo della Religieuse, la violenza cioè fatta da genitori ad una figlia; ripigliarlo e svolgerlo alla sua maniera, scevrando dalla narrazione o addebitando al secolo, all’individuo, quanto il Diderot aveva prodotto di tristo e di odioso all’istituzione, all’idea religiosa; cercando, assai visibilmente in qualche punto, di contrapporre un’indiretta ma efficace confutazione al libro tendenzioso del filosofo.

È quanto almeno si vuol provare in questo saggio; il quale, analizzando minutamente una relazione sinora quasi affatto inavvertita, può recare non inutile illustrazione ad una delle pagine più magistrali d’un libro, su cui abbiamo molti più panegirici che non veri e solidi studi, solo degno omaggio alle grandi opere e a’ grandi ingegni.

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