LA PITTURA DEL 400 A FIRENZE

DI

DIEGO MARTELLI.

Donne gentili, onorandi signori,

Nell'anno passato mi presentavo a voi con somma trepidazione; giacchè un pubblico fiorentino e specialmente un pubblico come il vostro, è uno dei più imponenti giudici avanti ai quali si possa presentare colui che ha in animo di perpetrare una conferenza. Pur tuttavia uno stimolo forte mi ha mantenuto saldo al mio posto. La vecchierella che portava i suoi 76 anni come un giocondo fardello di serene rimembranze, mi stava allora vicina; quella povera donna era mia madre, quella vecchierella racchiudeva in un corpo esile e sottile, lo posso dire con orgoglio, l'anima d'un eroe. Quindi nessuna debolezza mi era permessa, io doveva fare la mia conferenza e la feci, la vostra gentilezza l'accolse, ed eterna ne rimase in me la gratitudine. Quest'anno con vento fresco da poppa avrebbe dovuto volare verso i suoi ponenti gagliarda la navicella dell'ingegno mio; ma fu colta dalla bufera: quella povera vecchia non è più qui, e voi non avete che gli avanzi d'un triste naufragio davanti agli occhi. Questo mi raccomandi alla vostra benevolenza. Io mi sento stretto dappresso dalla immagine d'una quantità di cari estinti e l'arte pure ne perse di [270] recente, e dei grandi, voglio dire del nostro Barabino e del nostro Cassioli, e fra i colleghi della società, delle letture, io più non veggo in questa sala quell'attento Dogliotti, il quale veniva qui con l'animo ingenuo d'un giovane discepolo. Quell'uomo così grande, così buono, che aveva tutte le fidanze di un fanciullo, voi lo sapete, sta nella storia italiana col core d'un Baiardo.

Ciò posto, cercherò alla meglio di svolgervi l'argomento che mi sono proposto, accennando ai principali pittori del 400 fiorentino. È da avvertire però che tra le peripezie che incolsero gravi alla società delle letture nell'anno passato, vi fu anche quella della malattia del nostro egregio amico Enrico Panzacchi.

Così voi sentiste parlare dell'arte pisana, di quei grandi scultori, pittori ed architetti da me; de' primordi dell'arte veneta splendidamente da Pompeo Molmenti; ma fu passato sopra al nome di Giotto, il quale veramente appartiene al secolo XIV e non al secolo XV di cui dobbiamo ora parlare. E io comincierò la mia conferenza rammentandovi qualche cosa delle opere e del grande nome di lui; questo mio rammentare sarà come bandiera che si inchina riverente passando davanti ad uno dei santi padri dell'arte italiana.

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